In
campo non è l’art.18 ma il fatto: il lavoro, cioè gli investimenti, la ripresa.
Anche la riforma istituzionale e la legge elettorale passano in secondo piano. Assorbiti
senza tracce gli 80 euro mensili di sostegno al reddito, non resta niente, solo
un buco che minaccia di allargarsi. Di affondare l’Italia e travolgerlo
politicamente. L’economia anzitutto, quindi.
A
partire dagli investimenti soprattutto, le priorità vengono rovesciate. Cioè: la priorità è sempre la ripresa, che va
agevolata sulla domanda. Ma la domanda va rilanciata dal fondo e non dal capo: va
agevolata per gli investimenti, il punto debole dell’economia italiana, già da
prima della crisi. L’impegno sarà detassare il lavoro e l’impresa. È il vero
record negativo dell’Italia, la tassazione per due terzi, e forse più,
dell’utile d’impresa. Accelerare i pagamenti della P.A. non basta: la soluzione sta nel rendere gli inevistimenti meno incerti economicamente.
Renzi
si prende una vacanza negli Usa per trovare una leva. Parte convinto che ha sprecato
tempo prezioso nelle polemiche da talk-show, mentre l’Italia
rischia grosso. È anche l’avviso dei suoi consiglieri economici: ottobre è già
tardi per bloccare la deriva, bisogna puntare grosso.
La
chiave, si ritiene, è a Berlino, ed è sul governo tedesco che bisogna puntare.
Non più sul moscio Hollande. Ma consci che Berlino, dove pure ci sono i
socialisti – il partito di Renzi - al governo, per il presidente del consiglio è
un buco nero: nessuno lo chiama, nessuno gli risponde. La via maestra è sempre
“stare con la Germania”, la scelta degli anni Novanta, forse sbagliata, ma ora irrinunciabile. Col rigore fiscale. Ma questa adesione Renzi ha
trovato senza corrispettivo. Senza nemmeno un’attenzione beneducata.
Un
esame di coscienza sarebbe quindi stato fatto. Sui sei mesi di governo e sulla
politica della comunicazione. Anche sul semestre italiano di presidenza della
Ue, con un bilancio gramo - a metà strada già si sa. È stata ottenuta la nomina di Mogherini, in un posto
peraltro non ambito, e questo è tutto. Niente di niente sul piano economico. Niente nemmeno contro il burocratismo di Bruxelles, per arginare lo scetticismo dilagante sulla Ue. Il
presidente del consiglio ha perso anche il contatto sociale, personale, con
Angela Merkel.
Il
progetto è di smettere l’antigermanesimo di facciata, con battute e tweet. Di
intensificare i contatti con i socialdemocratici al governo a Berlino, già
sotto traccia in questi giorni di viaggio. Di confermare inoppugnabilmente al
ritorno, con la legge di stabilità, il rigore finanziario. Di promuovere se
stesso presso l’opinione pubblica tedesca, con messaggi seri, documentati e
accorati, in Germania e in Italia. Qui presso i corrispondenti - la parte più difficile, si dice, perché i corrispondenti riflettono il talk-showismo dei media italiani reputati più seri.
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