sabato 20 settembre 2014

Renzi con la Germania contro la “Germania”

In campo non è l’art.18 ma il fatto: il lavoro, cioè gli investimenti, la ripresa. Anche la riforma istituzionale e la legge elettorale passano in secondo piano. Assorbiti senza tracce gli 80 euro mensili di sostegno al reddito, non resta niente, solo un buco che minaccia di allargarsi. Di affondare l’Italia e travolgerlo politicamente. L’economia anzitutto, quindi.
A partire dagli investimenti soprattutto, le priorità vengono rovesciate. Cioè: la priorità è sempre la ripresa, che va agevolata sulla domanda. Ma la domanda va rilanciata dal fondo e non dal capo: va agevolata per gli investimenti, il punto debole dell’economia italiana, già da prima della crisi. L’impegno sarà detassare il lavoro e l’impresa. È il vero record negativo dell’Italia, la tassazione per due terzi, e forse più, dell’utile d’impresa. Accelerare i pagamenti della P.A. non basta: la soluzione sta nel rendere gli inevistimenti meno incerti economicamente.
Renzi si prende una vacanza negli Usa per trovare una leva. Parte convinto che ha sprecato tempo prezioso nelle polemiche da talk-show, mentre l’Italia rischia grosso. È anche l’avviso dei suoi consiglieri economici: ottobre è già tardi per bloccare la deriva, bisogna puntare grosso.
La chiave, si ritiene, è a Berlino, ed è sul governo tedesco che bisogna puntare. Non più sul moscio Hollande. Ma consci che Berlino, dove pure ci sono i socialisti – il partito di Renzi - al governo, per il presidente del consiglio è un buco nero: nessuno lo chiama, nessuno gli risponde. La via maestra è sempre “stare con la Germania”, la scelta degli anni Novanta, forse sbagliata, ma ora irrinunciabile. Col rigore fiscale. Ma questa adesione Renzi ha trovato senza corrispettivo. Senza nemmeno un’attenzione beneducata.
Un esame di coscienza sarebbe quindi stato fatto. Sui sei mesi di governo e sulla politica della comunicazione. Anche sul semestre italiano di presidenza della Ue, con un bilancio gramo - a metà strada già si sa. È stata ottenuta la nomina di Mogherini, in un posto peraltro non ambito, e questo è tutto. Niente di niente sul piano economico. Niente nemmeno contro il burocratismo di Bruxelles, per arginare lo scetticismo dilagante sulla Ue. Il presidente del consiglio ha perso anche il contatto sociale, personale, con Angela Merkel.
Il progetto è di smettere l’antigermanesimo di facciata, con battute e tweet. Di intensificare i contatti con i socialdemocratici al governo a Berlino, già sotto traccia in questi giorni di viaggio. Di confermare inoppugnabilmente al ritorno, con la legge di stabilità, il rigore finanziario. Di promuovere se stesso presso l’opinione pubblica tedesca, con messaggi seri, documentati e accorati, in Germania e in Italia. Qui presso i corrispondenti - la parte più difficile, si dice, perché i corrispondenti riflettono il talk-showismo dei media italiani reputati più seri.  

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