Racconti e abbozzi non memorabili. Se
non per il recupero della paternità, una rarità, della curiosità dello scrittore
per il proprio padre nella narrativa – dove quella figura, castigata dal
Manzoni, è poi rimasta sempre in punizione. Anzi obliterata, nemmeno rimossa
cioè, senza mai un’ombra di sensi di colpa.
Una serie di racconti, alcuni solo
abbozzati, recuperati nel lascito, non fulminanti. Se non per la messa in
prospettiva che Gabriele Pedullà fa in introduzione. Fenoglio è uno dei pochi
scrittori – a parte i veneti per ovvie ragioni di territorio – a legare la
seconda guerra alla prima. E lo fa per scoprire “i Fenoglio”, il padre e i
suoi. A ciò sfidato involontariamente
dalla madre, che non ne aveva buona opinione.
Sono racconti di vita paesana, piuttosto
scontati. Il disegno epico di Fenoglio, seppure lieve e a volte irridente e
irriso, rivolto al passato: il genere si presta ad avvicinare vecchi e giovani,
i giovani ai vecchi. Ma in questa risalita non sembra più nelle corde “del”
Fenoglio.
Beppe Fenoglio, Un Fenoglio alla prima guerra mondiale, pp. 192 € 10
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