Amore - Essere soli non è disonorevole, Kant l’attesta,
che riconosce: “Una solitudine profonda è sublime, seppure di un sublime
terribile”. Es-sere infedeli è annientarsi, una forma di masochismo, come chi
si ferisse o amputasse, benché non infrequente. Ma si può esserci e non
esserci, per tutto il mutuum adiutorium, che in sé non è eterno. Un
figlio ami il padre, càpita, o un padre il figlio, è un fatto carnale e di convivenza,
ma l’amore tra estranei è opera eterna, un capolavoro assoluto, quindi
altrettanto raro.
Dio
femmina - L’argomento è antico: Dio era femmina
per gli gnostici. Che rifiutano il “dio padre” increato, l’agénnetos
delle diatribe, lo Spirito Santo era per loro Madre. Maria avrebbe quindi
concepito da una donna.
Anche nel Corano la Trinità si
compone di Padre, Madre e Fi-glio. Lo Spirito Santo era donna già nella Trinità
iranica, di Mani, la Ma-dre dei viventi. È che le religioni hanno profeti
maschi, ma si propagano per via femminile, per purezza o licenza. È femmina
pure il Leviatano.
Epistemologia – Era scienza
svietica? Naturalmente no, ma è sparita col Muro. Non si è ancora sollevata
dalla pretesa di tutto abbracciare, sulla base del materialismo storico, e compreso
questo stesso suo fondamento. Galileo ne è stato il bersaglio. Non della crisi
della razionalità scientifica ma della cultura della crisi, e della sua pretesa
razionalità - Ludovico Geymonat dovette pubblicare alla macchia gli ultimi
saggi, “Per Galileo, attualità del razionalismo”.
Pesa
la paura epocale della capacità dell’uomo di fare. Il buco dell’ozono, la
Bomba, la genetica, i contraccolpi della democrazia irrompente, anche nelle
relazioni economiche internazionali, l’Occidente tutto, ragione e storia,
acculato in difesa, hanno portato i vecchi civilizzati a dubitare di se stessi.
Della loro superiorità e quindi di sé e del futuro. La crisi della scienza è
crisi di fiducia. Contro “Il sogno d
Galileo” dell’avvincente saggio di Enrico Bellone non è più fuori di noi il
terribile Meyrink delle “Succhiatempo”: “La scienza è per noi solo un pretesto
per fare qualcosa, una cosa qualsiasi, non importa quale; la vita, la
terrificante, orribile vita ci ha seccato l’anima”.
Galileo
in effetti è un utile rivelatore. Regge, si scopre, le esigenze della nuova
Razionalità, del sapere aperto. Il suo nemico è stato a lungo chi doveva
sostenere una tesi e un’autorità. Quelli
che, “aspettando Godot”, si rifugiavano in una sorta di “buona morte”
hegeliana, a metà tra Ponzio Pilato e il battesimo del Battista. Che si
pretendevano rivoluzionari rifugiandosi nel pregiudizio come in un lavacro
purificatore. Brecht, per fare un nome grande, che tanto vivisezionò Galileo,
era uno che non rinunciò al passaporto austriaco e al conto in Svizzera quando
scelse Berlino Est, e dedicò le sue lodi al Partito rifiutandone la tessera.
Non era un epistemologo, è vero. Ma Feyerabend sì, l’anarchico che finì per
trovare il metodo corretto in Marx, e Lenin - il metodo di Marx è in due righe
del libello anti-Produhon, “Miseria della filosofia”, quello di Lenin in un discorso
sparso e nel pamphlet “L’estremismo”.
Famiglia - Il padre e la
madre sono un fatto storico, e un rimedio alla solitudine - servono pure a
ereditare, ma solo la legittima. In fondo, il legame più stretto si crea in una
vita nella coppia, non obbligato, con persona non consanguinea.
Femminismo
-
non c’è più bisogno dell’uomo, del padre.
Pazienza, era quello che si spogliava per i figli, e questo oggi è possibile,
grazie agli alimenti, sen-za la sua ingombrante presenza, è un diritto. Ma non
si sa più come par-lare a una donna, non ci sono più donne. Le donne fanno
cattivi uomini. “Se le donne si curassero della bellezza degli uomini, questi
finirebbero per diventare di regola belli e vanitosi, quali di regola ora sono
le donne”, Nietzsche al solito già lo sapeva. Ora che le donne non se ne
curano, gli uomini non sono. Dunque gli uomini sono come le donne li vogliono.
E sarà vero che Dio creò la donna e non l’uomo, come ci facevano credere. Ma arrivano
donne non donne, e neppure uomini.
Si
potrà nascere senza donne, è fatale, come già senza l’uomo. Molte creature
senza padre vivono, esseri che le madri non hanno concepito per amore, non del
padre. E già le don-ne figliano senza fertilizzarsi, nel grembo altrui – è
l’utopia, la riproduzione senza la produzione. Analogo artificio si troverà per
gli uomini, un utero artificiale. Casanova lo presagì, che diceva: “Una delle
prove del-l’ateismo è che, se Dio ci fosse stato, non avrebbe creato la donna”.
Identità - Si può
voler essere evidentemente quello che non si è. Il principe di Ligne,
primo professante dell’esprit francese, era belga. La buona filosofia
inglese è scozzese, a partire da Scoto Eriugena, Riccardo di San Vittore e Duns
Scoto. Anche se alcuni sono irlandesi. E Freud è tutto nel giovane Büchner, che
aveva scoperto in anticipo la “comodità di Edipo”: “Poter compiere un incesto
col caso e divenire padre di se stesso”. Ma non sempre si riesce, a governare
il reale, per quanto tangenziale o minimo. Ci sono diorami trascoloranti,
prospettive anamorfiche, e foto rove-sciate, con la sinistra che viene a
destra.
Immaginazione – È l’immaginazione che apre la via alla ragione, non
bisogna temere l’ignoto
Indizi – Il “paradigma indiziario” di Carlo Ginzburg è la leva di
Archimede dello storico – la domanda. Ma come metodo di ricerca è quello
dell’Inquisizione. Delle lettere anonime. Dei confidenti dei Carabinieri, che
poi confluiscono nelle indistruttibili Note di servizio del maresciallo. Dei
Procuratori della Repubblica anche. Ma a che fine?
Mercato
–
È imbarbarito. E oppressivo. Ma ha
un’origine nobile. Se l’uomo vivesse solo nel deserto, se per essere libero dev’essere
solo, in un deserto grazioso che allunghi le ombre e stilli la rugiada, al
limitare con una fresca oasi, ecco, non sarebbe felice e quindi non sarebbe
libero. L’anacoreta nel deserto ha le visioni non perché fissa un orizzonte
vuoto, ma perché vive concentrato, ha le viscere corrose dallo spavento e la
stravaganza, è folle di paura. Paura non degli altri, non girano killer né ladroni nel deserto, ma di sé
stesso nel vuoto, con cui s’è ridotto a convivere. Non c’è ricchezza umana
senza mercato, c’è stitichezza – snobismo – e follia.
Nietzsche
– Dio
è morto? Come pensare che un artista lo creda? Dio è la fantasia nel mondo
fisico. La cancellazione della metafisica s’è fatta in perdita, a favore d’una
ragione a scartamento ridotto. Il Dio di Nietzsche era quello della sedia
gestatoria, della polemica luterana.
L’Italia è piena di divinità, ma
Nietzsche, che viveva in Italia, non ha visto neanche quelle. Non è però solo.
Una consistente tradizione vuole Dio un Grande Solitario che parla ai solitari.
Questo è invece il problema di Nietzsche: essere solitario e volerlo essere,
abbandonando la Germania, Wagner, l’università, le gentildonne. La solitudine è
sport estremo, lenta caduta senza paracadute, parete a picco da scalare senza
appigli. Giustamente Nietzsche è Cristo in croce, come da ultimo pretese, per
essersi autocrocefisso - il suo vero libro, scritto con la vita, è Nietzsche contro Nietzsche: se la
filosofia di Aristotele è la meraviglia del mondo, quella di Nietzsche è la
meraviglia di sé, che anche nell’amata Italia visse come in un teatro, occupato
a rappresentarsi.
O
è l’effetto della cancellazione che l’epoca fa dell’uomo, nella figura del
padre.
Padre - Nel 2050 la metà dei maschi sarà
sterile, la scienza lo sa già. E sa che “oggi è tecnicamente possibile riprodurci senza l’aiuto dei maschi e
produrre solo femmine”. Pure senza femmine volendo, ma la
paternità sempre più si adegua alla scoperta della Mead, è una invenzione
sociale. Si dice che le donne non vogliono più fare figli. Mentre si
moltiplicano gli andrologi, esperti in maschi, per recuperarne la funzione, con
gli ormoni e la psicologia – e comunque c’è in supporto l’eterologa: l’atto di
natura si fa rito, sorretto da scongiuri, fatture, voti, novene. O si
suicidano: dei trentamila suicidi ogni anno negli Usa, ventiquattromila sono
maschi, quattro su cinque.
Con l’eterologa si va alla definitiva
cancellazione del bastardo, dopo l’abolizione dell’N.N. Il bastardo, come l’adottato, è figlio del cuculo, il cui uovo
viene deposto nel nido di altri uccelli – bastardo è nothos in greco, falso
più che mescolato. Nido che egli tenterà poi di distruggere.
Due volte vero anzi, si è bastardi di regola di padre: per la genetica e la
pedagogia il padre è una noia, “una convenzione sociale” per l’incontestabile
Mead.
Gli
africani tsonga credono che la madre non c’entri per nulla con i figli che
mette al mondo, i melanesiani delle Trobriand credono che il padre non c’entri:
si può credere quello che si vuole. In Europa a lungo s’è creduto che i figli
di madre adultera, concepiti nel matrimonio, somigliavano all’amante in carica,
ma i piselli del frate agostiniano dicono che non è possibile. Si può nascere vigorosi
e non avere vita. Goethe, che quando nacque era tutto nero e pareva morto, resuscitò
col suo paterno padre. Mentre si può essere nati robusti e in carne, e crescere
gracili nella disattenzione, magari infastidita – l’amore è proprio cura, è
vero. Purtroppo si può essere figli di nessuno. Anche se non per l’anagrafe,
non più.
zeulig@antiit.eu
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