venerdì 19 settembre 2014

Si vive di più senza patente

Balzac non amava il dandy (“un’eresia della vita umana”, etc.) ma lo era. Sia nel “Trattato dell’eleganza”, in cui lo condanna, che in questa teoria del portamento – “È uno stupido l’uomo ch non vede che la moda nella moda”. Senza smettere l’occhio clinico su se stesso, né la fama e la vita agiata, come nelle sue “storie divertenti”.
Alla fine della breve-lunga (non sempre spiritosa) divagazione non si cammina meglio, ma qualche paletto ai comportamenti si è rimediato. Ponderato a volte – ciò che per un dandy è una maledizione e un’offesa: “Non c’è un solo movimento, né una sola delle nostre azioni che non sia un abisso in cui l’uomo più saggio non possa lasciare la ragione”. Oppure: “C’è in ogni epoca un uomo di genio che si fa il segretario del suo tempo: Omero, Aristotele, Tacito, Shakespeare, l’Aretino, Machiavelli, Bacone, Molière, Voltaire”, notevole solo per l’assenza di Dante. Ma qualche grano c’è.
“Abitualmente gli uomini di studio inclinano la testa”, e questo non va bene: no, “il naso all’Est” – certo, bisogna avere il Nord. E i giudici perché ci deludono? Perché sono sedentari, come i burocrati: “Le intelligenze del magistrato e del burocrate, due nature d’uomini private d’azione, divengono macchina più di tutte le altre”. Ma non bisogna correre. Il segreto è di Fontenelle, che ha vissuto un secolo: “Ha camminato poco, s’è fatto portare tutta la sua vita”. Ce ne sono ancora che non prendono la patente, dunque saggi. . 
Honoré de Balzac, Teoria del camminare, Elliot, pp. 86 € 9

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