Tutti in un giorno: 200 migranti a Lampedusa,
670 a Pozzallo, 1.789 a Reggio Calabria, 807 a Vibo Valentia, comprese venti
donne incinte. Una breve.
Si vuole la Salerno-Reggio Calabria il peggio
del peggio: sprechi, ritardi, malaffare, etc.
Che è un’opera di alta ingegneria, e tutti gli appalti affidati li ha
chiusi in quindici anni. Mentre non si parla della “variante di valico”, che
dovrebbe affiancare la Firenze-Bologna nel tratto montuoso: 32 chilometri, con
molti meno viadotti e gallerie della Sa-Rc, un costo analogo, e 33 anni di
lavori di cui non si conosce la conclusione.
Il brigantaggio fu al Sud anche calabrese e
siciliano, ma soprattutto fu lucano. Della regione cioè oggi immune a ogni forma
di delinquenza. Al tempo dei “Promessi Sposi” Milano aveva il record dei
delinquenti.
“Progetti Erasmus, il «Piria» sbaraglia i
concorrenti europei”, titola la”Gazzetta del Sud”. Il Piria è il liceo
scientifico di Rosarno. È arrivato prima fra 250 concorrenti italiani al
programma Ökolog, di progetti europei ecosostenibili. Ma è una notizia locale.
.
Il Leonardo Da Vinci di Reggio Calabria
sbaraglia ogni altro liceo scientifico fra i pesi industrializzati membri
dell’Ocse nelle valutazioni Pisa per matematica. Lettura e scienze. Con
punteggi altissimi, due 568 per matematica e lettura, contro una media Ocse di
487 e 496 rispettivamente, e un 552 per scienze, contro una valutazione media
di 501. Il liceo è stato oggetto di due campagne estive, tre anni fa e due anni
fa, del “Corriere della sera” contro i 100 facili alla maturità:
Ora non fa notizia.
“La Gazzetta del Sud”, il giornale di Messina
per la Calabria, ha un supplemento settimanale per i giovanissimi, “Noi
Magazine”, scritto cioè dai ragazzi. Ogni settimana pubblica una dozzina di
articoli (“Rubriche”), una scelta di sei fotografi, una dozzina di racconti, e
trenta poesie. Per 52 numeri, fanno 3.120 autori in erba ogni anno. Tutti mafiosi?
Michele Caccamo, un poeta e drammaturgo di
Taurianova, che vanta prefazioni di La Capria, Alda Merini, Camilleri, è agli
arresti da un anno e mezzo per associazione mafiosa a Gioia Tauro. Senza ancora
un’imputazione specifica, giusto perché fa il poeta.
Finisce a ridere la saga dell’estate senza
processioni nelle diocesi di Palmi e Locri in Calabria. In un settembre triste, non fosse stato per i funghi
abbondanti sull’Aspromonte. “Ad agosto c’era il mare”, lamentano i fedeli, “a
settembre solo i mugugni”. In molti paesi il vescovo di Palmi Milito ha disposto
che la Madonna o il Santo venisse mostrato in piazza dal portone della chiesa,
un rito ancora più triste. Aperto agli sghignazzi di avvocati, medici e altri
fratelli esimi, in piazza e al caffè. Specie quando hanno scoperto che una
sorella del vescovo aveva risalito d’un colpo la graduatoria per l’insegnamento
della religione.
Lunedì
29 settembre non c’erano delitti da illustrare in prima pagina, e allora la
“Gazzetta del sud” ha aperto con un travolgente “Sbanda con l’auto: uccide il
fratello e altri tre ragazzi”. A Salerno. L’impegno per la depressione è
costante.
Sudismi-Sadismi. La piaga delle società
pubbliche a fini clientelari? In Calabria, assicura il “Corriere della sera-Economia”
lunedì 8 settembre, per la firma di Sergio Rizzo. Ora, la Regione Calabria ha
22 società, “qualcuna delle quali in rosso”, per 9.201 dipendenti. La stessa relazione
della Corte dei Conti cui il “Corriere della sera” attinge dice che l’Emilia-Romagna
ne ha 435, “una su quattro in perdita”, quindi 108-109. Per 28.242 dipendenti,
quindi con una media di 65 dipendenti per azienda, più direttore generali,
consiglieri d’amministrazione e presidenti.
Il
condono mafioso
Nel libro-intervista con l’industriale veneto
Fabio Franceschi, “L’Italia che vorrei”, Stefano Lorenzetto cita questo Miglio:
“Io sono per il mantenimento della mafia…. Che cos’è la mafia? Potere
personale, spinto fino al delitto. Io non voglio ridurre il Meridione al
modello Europa, sarebbe un’assurdità. C’è che un clientelismo buono che
determina crescita economica. Insomma, bisogna partire dal concetto che alcune
manifestazioni tipiche del Sud hanno bisogno di essere costituzionalizzate”.
Gianfranco Miglio è stato uno scienziato
politico, professore alla Cattolica, prima craxiano poi senatore della Lega, che
già quando scendeva a Firenze si sentiva a disagio. Pubblicando “Fuori l’Italia
dal Sud. Come risolvere la questione meridionale” nel 1993, l’avevamo corredato
di un titolo suppletivo: “E con il condono mafioso. Come risolvere la questione
mafia”. Ma non avremmo mai pensato che il professore ci potesse prendere sul
serio.
È avvenuto nel 1999. In una lunga intervista il
20 marzo per la serie del “Giornale” sui grandi vecchi, allo stesso Lorenzetto
non persuaso della necessità di tribalizzare il diritto (“Lei capisce che la
vendetta per tradimento, consumata abitualmente al Sud, non è concepibile al
Nord”, “Mi faccia capire: il codice meridionale dovrebbe consentire a un marito cornificato di farsi giustizia da
solo?”), il professore confermava: “Io sono per il mantenimento della mafia…”.
Qualcosa di simile però Miglio aveva adombrato
rpima, rileggendo il saggio, nel 1988, nel suo contributo, “Una Repubblica
mediterranea?”, alla collettanea Laterza intitolata Un’altra Repubblica?
Perché, come, quando”. Non ci lasciano nemmeno la follia. L’intervista con
Miglio “Il Giornale” titolava: “Non mi fecero ministro perché avrei distrutto
la Repubblica”.
Che
c’entra la Spagna?
“C’è chi
ha avuto i cappuccini e chi i gesuiti. Senza colpa”, si giustificava Thelmo de
Almeida, un vecchio “diplomatico” dell’Mpla, il fronte di liberazione
dell’Angola negli anni 1970 – i suoi colonialisti essendo i portoghesi, i
poveri d’Europa, intendeva, invece che i francesi o gli inglesi. L’Italia ha
avuto gli spagnoli. Milano per due secoli, ed è riuscita a scapolarla, il Sud
per tre secoli e mezzo e si è sciolto. Irrecuperabile. Si dice solitamente per
colpa della Spagna.
Si dice
Spagna ma s’intende i Borboni, una stirpe e una casta che si usurarono
radamente, malgrado le iniezioni di energia
di Carlo V, già con l’irresoluto Filippo II figlio suo. La Spagna in sé
sa rinvigorirsi, anche politicamente, investire, stare al mondo, sui mercati,
in Europa – seppure paguro della Germania. Lo stesso le Fiandre e la Lombardia, forse le aree più ricche al mondo.
Non ha funzionato invece il dopo-Spagna a Napoli, in Calabria e in Sicilia,
quindi indipendentemente dalla Spagna. Si può dire la Spagna ininfluente: ha
governato bene dove si poteva e male dove non si poteva.
Ma tra
Napoli e Palermo c’è stata una novità, indipendente dai Borboni: l’unità
d’Italia.
La colpa
del contadino
“Anime
nere” Saviano apprezza per la ricostruzione di “un’Italia oscura, di paese,
contadina, familista, che nei valori arcaici trova le regole per la guerra,
regole da utilizzare altrove, nel capitalismo quotidiano. In un altrove che non
è paese, non è realtà contadina, ma che finisce per avere le sue radici lì, in
Aspromonte”. Ma il contadino non è violento, e non è borghese. Né l’Aspromonte
è contadino, semmai è pastorale – il pastore sì, è violento.
Perché la colpa sarebbe della “civiltà
contadina”? La damnatio del contadino
anticipava con parole quasi identiche un altro estraneo, Giuseppe Berto,
quarant’anni fa, lamentando la distruzione in Calabria del paesaggio e della tradizione.
È scarso senso civico? È ignoranza? si chiedeva Berto. È possibile ma la
Calabria non fa eccezione. L’autodistruzione è ancorata in Calabria “in un
senso d’inferiorità collettiva. I calabresi sono i primi a non credere alla
bellezza e all’altezza della loro civiltà, che è una civiltà contadina. Per essi
la civiltà contadina è simbolo” di tutto il peggio. È comprensibile, Berto
fuggiva da una civiltà allora contadina, il Veneto. Ed è possibile. Ma non lo era
già più quando Berto ne scriveva, nel 1973. Non c’è mai stato l’abbandono della
campagna in Calabria, e già c’era un ritorno, in forma di messa in valore.
Berto ne sa un po’ di più di Saviano dei
contadini. Ma perché i contadini sarebbero responsabili, loro, dell’ordine
pubblico? La violenza del “capitalismo quotidiano” che “Anime nere” non
recepisce è quella del mercato della cocaina a Milano, o di Rotterdam, degli
scambi internazionali. Del business
finanziario che entrambi i mercati della morte sottintendono. I
tiratori-scannatori del film sono le teste vuote. Anche al loro paese. I loro
nemici pure. La società non li elimina perché la legge non lo consente –
bisogna aspettare i Carabinieri. I contadini, lasciati liberi, li avrebbero
eliminati, gli uni e gli altri.
leuzzi@antiit.eu
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