Non preso sul serio la lettera di Bruxelles, ha preso sul serio l’“Economist”. Il
commento critico dopo la vignetta che lo ridicolizzava col gelato, a distanza
di poche settimane. Il settimanale cosiddetto della City è in realtà del
Foreign Office e dell’asse Merkel-City, non pubblica vignette e rimproveri per
caso: Renzi è avvisato, e lui stesso si ritiene avvisato.
La
partita si era già aperta nel Consiglio europeo, dove è proseguita nella
riunione di oggi. Si acuirà col richiamo che Barroso ha preannunciato per il 28
sulla manovra italiana. Non una procedura, cioè la contestazione di
un’infrazione agli impegni comunitari, perché Barroso non ha argomenti, e
inoltre è in scadenza, ma con effetti analoghi sulle aspettative e sui mercati.
Le
difese che Renzi ha apprestato sono una di natura interna, certa, e una incerta
di politica internazionale.
Quella
internazionale gioca sulla sponda russa e su quella americana. Coi russi ci
sarà l’apertura sulla Saipem per Rosneft, e su altre opportunità per i fondi
d’investimento. Applicando al minimo le sanzioni per l’Ucraina. Con Obama la
disponibilità a ogni richiesta di compartecipazione, in Irak, in Libia e le
emergenze africane. Non escluso qualche spiraglio nel contenzioso Obama-Putin,
in Siria in appoggio all’intervento in Irak, e nella stessa Ucraina. A Cameron,
che marpione gli ha chiesto oggi solidarietà contro il bilancio Ue, si è
m+limitato a rispondere altrettanto marpione.
Sul
fronte interno Renzi ritiene di aver già fatto un punto pubblicando e
sbeffeggiando la lettera di Barroso. Al gioco si direbbe che ha giocato d’anticipo,
ottimamente. Anche sulla condanna attesa per il 28. Berlusconi, si ricorderà,
si fece pubblicare la lettera minacciosissima di Draghi, presidente non ancora
in carica della Bce. Il quale giocava con la Deutsche Bank, che si liberava di
tutti Btp italiani in un sol colpo,
ricomprandoseli a termine. Si fece intrappolare in una sorta di speculazione
istituzionale. Anche allora con accompagnamento dell’“Economist”. Renzi non si
chiede se una manovra analoga sia in corso. Prende però sul serio gli
avvertimenti del’“Economist” e si protegge le spalle.
È
anche vero che Renzi non ha contro Napolitano. Questo è il suo punto più solido
di difesa: Napolitano conta comunque poco. Se anche volesse, come qualcuno sta
tentando di fargli venire la voglia, non potrebbe. Renzi non ha Boccassini
sulle calcagna, ed è l’unico leader della sinistra europea che vince ancora le
elezioni.
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