Un libro famoso per il film di Clouzot,
che migliora molto il racconto, come spesso succede. Basti dire che il film è
sovrastato da una possessiva dark lady,
Simone Signoret, che nel libro è invece un’acida ostetrica con la sola
ambizione di aprire uno studio medico, quarantenne, coi polsi e le caviglie
grosse e senza petto. Ne è nata una mitizzazione, mentre l’originale sembra una
caricatura di Simenon, e per almeno due terzi lo è. Una macina. Un bulldozer.
Del Simenon amaro, senza Maigret, che aggredisce il lettore con applicazione,
con l’aggiunta delle nebbie e le brume che Maigret predilige, senza la pietas
di Simenon.
Questa traduzione mantiene il titolo di
Clouzot, anche se sarebbe stato più appropriato al femminile - l’originale è
“Celle qui n’était plus”. È una delle prime prove di scrittura congiunta, che
la coppia svolge divertendosi – visibilmente – a caricare a turno la storia di raccapriccio
posticcio. Una tessitura artificiosa attorno all’assassinio di un coniuge, ai
fini dell’assicurazione, da parte di due amanti improbabili, che forse non si
amano neppure..
Boileau e Narcejac sono gli antesignani
e ispiratori di Fruttero e Lucentini, che anch’essi, ai quarant’anni, uniranno
le firme, abbandonando il piccolo avviamento di romanzieri in proprio. E come F
& L si divertono, ma a tormentare il lettore. Si misero insieme nel 1948, e
nel 1952 si affermarono con questa diavoleria. Ingegnosa, senza dubbio, ma
faticosa e improbabile.
Pierre Boileau-Thomas Narcejac, I diabolici, Adelphi, pp. 173 € 16
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