domenica 19 ottobre 2014

I diabolici erano diaboliche

Un libro famoso per il film di Clouzot, che migliora molto il racconto, come spesso succede. Basti dire che il film è sovrastato da una possessiva dark lady, Simone Signoret, che nel libro è invece un’acida ostetrica con la sola ambizione di aprire uno studio medico, quarantenne, coi polsi e le caviglie grosse e senza petto. Ne è nata una mitizzazione, mentre l’originale sembra una caricatura di Simenon, e per almeno due terzi lo è. Una macina. Un bulldozer. Del Simenon amaro, senza Maigret, che aggredisce il lettore con applicazione, con l’aggiunta delle nebbie e le brume che Maigret predilige, senza la pietas di Simenon.
Questa traduzione mantiene il titolo di Clouzot, anche se sarebbe stato più appropriato al femminile - l’originale è “Celle qui n’était plus”. È una delle prime prove di scrittura congiunta, che la coppia svolge divertendosi – visibilmente – a caricare a turno la storia di raccapriccio posticcio. Una tessitura artificiosa attorno all’assassinio di un coniuge, ai fini dell’assicurazione, da parte di due amanti improbabili, che forse non si amano neppure..
Boileau e Narcejac sono gli antesignani e ispiratori di Fruttero e Lucentini, che anch’essi, ai quarant’anni, uniranno le firme, abbandonando il piccolo avviamento di romanzieri in proprio. E come F & L si divertono, ma a tormentare il lettore. Si misero insieme nel 1948, e nel 1952 si affermarono con questa diavoleria. Ingegnosa, senza dubbio, ma faticosa e improbabile.
Pierre Boileau-Thomas Narcejac, I diabolici, Adelphi, pp. 173 € 16

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