Echeggiando Croce naturalmente, perché
non possiamo non dirci cristiani, ma senza diminuirsi. Così non è un caso che
Manacorda stesso dia alla prima pagina una smentita alla sua dichiarazione di
morte “idealmente nel 1989”. Morto “al momento (ma non a causa) della caduta
del muro di Berlino”. Quando – perché? – “finì l’egemonia di quella cultura
marxista che negli scaffali ideali dei posteri occuperà quasi per intero la
seconda metà del secolo XX dopo Cristo”. E che cosa ha lasciato quella
egemonia, cose ne resta? E il Muro, segno spaventoso?
Manacorda, il pedagogista e storico
della pedagogia morto un anno fa, fu a lungo anche dirigente di partito. È colto e disserta contagioso, ma si condanna
nel momento e nel modo stessi in cui pone l’assunto: “Non so se restare
comunista, cioè sperare nel futuro dell’uomo e agire per miglioralo, o partire
per la tangente del più disperato nichilismo e lasciare che il mondo vada per
la sua strada, guidato da quegli uomini che Zeus ha perfidamente dimezzato. Sia
come sia, questo mio nome d comunista non posso più mutarmelo”. E il comunismo?
Mentre proprio questo è il problema, il non voler vedere: non fosse uno
studioso, lo diremmo un mafioso. Il suo Kant sarebbe stato comunista, o il suo
Tolomeo, e incondizionato, anche chiudendo gli occhi?
Certo che non possiamo non dirci
comunisti. Con tutto Gramsci e molto Marx – Manacorda che si propone di salvare
Marx e Gramsci sfonda una porta aperta, anche se a Marx, disinvolto e chiacchierone,
i comunisti residui preferiscono Engels, la politica senza la filosofia. Ma un
vera autocritica – non una cistka
sovietica – è necessaria. Non è stata fatta e anche questo pesa, come il Muro.
In
questo testo non breve, che ha voluto riprendere aggiorna dolo rispetto
a quello successivo allo scioglimento del Pci, Manacorda si espande su tutto, Virgilio
e la Bibbia compresi, seguendo il filo di una auto-intervista, salvo l’essenziale.
Scrive questo epicedio-martirologio con piglio e solida cultura, facendosi
leggere avidamente. Ma lasciando poi increduli: forse non ha capito cos’era, il
suo comunismo, e per cosa è finito. I “milioni di oppressi e sfruttati in tutta
la terra2se lo chiederanno più di ogni altro.
Mario Alighiero Manacorda, Perché non posso non dirmi comunista,
Scipioni, pp. 128 € 4
Nessun commento:
Posta un commento