martedì 21 ottobre 2014

Il comunismo non si smentise

Echeggiando Croce naturalmente, perché non possiamo non dirci cristiani, ma senza diminuirsi. Così non è un caso che Manacorda stesso dia alla prima pagina una smentita alla sua dichiarazione di morte “idealmente nel 1989”. Morto “al momento (ma non a causa) della caduta del muro di Berlino”. Quando – perché? – “finì l’egemonia di quella cultura marxista che negli scaffali ideali dei posteri occuperà quasi per intero la seconda metà del secolo XX dopo Cristo”. E che cosa ha lasciato quella egemonia, cose ne resta? E il Muro, segno spaventoso?
Manacorda, il pedagogista e storico della pedagogia morto un anno fa, fu a lungo anche dirigente di partito.  È colto e disserta contagioso, ma si condanna nel momento e nel modo stessi in cui pone l’assunto: “Non so se restare comunista, cioè sperare nel futuro dell’uomo e agire per miglioralo, o partire per la tangente del più disperato nichilismo e lasciare che il mondo vada per la sua strada, guidato da quegli uomini che Zeus ha perfidamente dimezzato. Sia come sia, questo mio nome d comunista non posso più mutarmelo”. E il comunismo? Mentre proprio questo è il problema, il non voler vedere: non fosse uno studioso, lo diremmo un mafioso. Il suo Kant sarebbe stato comunista, o il suo Tolomeo, e incondizionato, anche chiudendo gli occhi?
Certo che non possiamo non dirci comunisti. Con tutto Gramsci e molto Marx – Manacorda che si propone di salvare Marx e Gramsci sfonda una porta aperta, anche se a Marx, disinvolto e chiacchierone, i comunisti residui preferiscono Engels, la politica senza la filosofia. Ma un vera autocritica – non una cistka sovietica – è necessaria. Non è stata fatta e anche questo pesa, come il Muro.
In  questo testo non breve, che ha voluto riprendere aggiorna dolo rispetto a quello successivo allo scioglimento del Pci, Manacorda si espande su tutto, Virgilio e la Bibbia compresi, seguendo il filo di una auto-intervista, salvo l’essenziale. Scrive questo epicedio-martirologio con piglio e solida cultura, facendosi leggere avidamente. Ma lasciando poi increduli: forse non ha capito cos’era, il suo comunismo, e per cosa è finito. I “milioni di oppressi e sfruttati in tutta la terra2se lo chiederanno più di ogni altro.
Mario Alighiero Manacorda, Perché non posso non dirmi comunista, Scipioni, pp. 128 € 4

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