Fra i segreti delle donne c’è anche
l’amore diviso fra i cognati, il marito e il fratello, le complicità. Nessuno
ci aveva mai pensato, benché la cosa sia comune. Margaret Millar ne ha tatto un
racconto travolgente. Con molti cameos,
com’è nelle sue corde di narratrice: la ragazza messicana senza legge
morale, americanizzata, che sogna
Hollywood, la tedesca nubile, a servizio nelle case, sospettosissima, il
testimone oculare, inattendibile per natura, e un investigatore privato che
finalmente si dichiara, d’intuito rapidissimo perché baro di natura.
Non è il solo romanzo della pruderie americana smarrita nella tequila a Città del
Messico, Margaret Millar ne ha scritti altri. I soli detective seriali che ha
usato - in pochi libri, perché non ama la serialità (la ripetitività) - sono
messicani di origine, Aragon e Pinata. Pur non essendo mai stata in Messico,
nei suoi tanti viaggi. Questo suo Messico “vero” è costruito con le ricerche, e
coi tanti messicani con cui aveva da fare a Santa Monica, in California, dove
abitava. Per il suo libro preferito, “Cercatemi domani, sarò morto”, titolo
shakespeariano, “avevo delle mappe”, ha confidato in un’intervista (pubblicata
sul Giallo Mondadori n. 2318, nel 1993), “che indicavano persino l’ubicazione di
ogni singolo albero”.
È “The listening Walls” in originale –
con questo titolo, “I muri ascoltano”, già tradotto da I Romanzi del corriere.
Qui con una nota convincente di Maurizio Costanzo, direttore dei “Gialli”, sul
racconto nel libro e il racconto del film, sulla creatività del lettore e la
coazione dello spettatore – “Quando si legge un romanzo è come se, pagina dopo
pagina, ci si cucisse un vestito addosso, quando si vede un film è come se il
vestito fosse una taglia unica”.
Margaret Millar, La scatola d’argento, Gialli Mondadori, pp. 176 € 4,90
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