Chiesa – “La creazione
più grande, più duratura, più universale dell’Italia non fu il Risorgimento, ma
la Chiesa Cattolica, la quale, come in un altro scritto si espresse l’autore,
può essere definita la risposta che il
mondo ha dato al Vangelo”. Il riconoscimento viene da Prezzolini (nella
prefazione 1981 alla traduzione italiana del suo “The Legacy of Italy”, 1848),
un non praticante e un conservatore, e la chiesa non ne mena vanto. Ma è un
fatto, trascurato – solo tra gli storici ha qualche attenzione da Galli della
Loggia.
Emigrazione - Quella intellettuale è una costante
italiana. Di architeti, pittori, scultori (scalpellini, fabbri),di musicisti,
di politici, di inventori anche. Anche di modelli (la terzina, il sonetto, la
cupola, etc.), ma molto di uomini. Se non si sottovaluta il ruolo di cerniera
che l’Italia dal Trecento al Seicento (in Russia e in generale nell’Est Europa ancora nel
Settecento) svolse tra le culture classiche e il resto dell’Europa, le tracce
appaiono evidenti. Nella filosofia e nella morale, la politica inclusa – fino allo
Stato fondato sull’utilità e non sulla morale. Nelle scienze. Nella matematica.
Nelle arti e nelle arti applicate. Non viaggiava solo Leonardo, ma una miriade
di ingegneri e architetti.
Engels – È in via di
recupero, malgrado la recessione comunista, a preferenza di Marx. Tra comunisti residui è il punto di riferimento
più continuativo su ogni questione: le minoranze, il mercato, il lavoro,
l’Europa (Italia-Germania, Francia), l’imperialismo, il nordismo. Sulle
questioni politiche.
Marx
non si cita e non si studia più perché oberato probabilmente dalle ambizioni
filosofiche. Che sempre sono state riconosciute confuse, ma nella disgrazia
politica sono diventate evidentemente.
Europa - È la fine dell’Italia,
diceva Prezzolini trent’anni fa (nella stessa prefazione a “The Legacy of Italy”
in traduzione), con spirito profetico ma con argomentazione ora scontata. L’Europa
è una scelta quasi obbligata, diceva Prezzolini, “l’Italia fa benissimo”, ma “ciò
vuol dire riconoscere che il suo tentativo di formare uno Stato nazionale è fallito. L’Italia sarà forse una
provincia dell’impero europeo… Sarà sempre il giardino dell’Europa, e il paese
preferito per i viaggi di nozze degli Europei”, ma “rinunzierà a competere con
le altre nazioni”. :
Francesco - C’è una
distinta diversa percezione del papa in Italia, e altrove. Non da ora. Ma di
più ora che s’impersona in Bergoglio, il papa argentino, estraneo cioè all’Italia
- e nemmeno romano d’adozione, come era Ratzinger. In Italia è recepito, anche
dagli antipapisti Scalfari e Odifreddi cui per primi si è indirizzato, così
come lui si presenta, come uno di noi, una persona semplice e alla mano,
valigino, scarpe sfondate, et. – che è anche la maniera argetina di fare
politica, populistica (la povertà di oggi, in Italia, in Europa, non è quella
di san Franecsco). A partire dal nome, scelto perché senza il numerale, con
quel che di dinastico che esso comporta. La popolarità coltivando, nll’eloquio,
nei gesti, più che la dignità, la familiarità più che il rispetto e l’autorevolezza.
Quesiti ponendo, come tutti se ne pongono, più che professare il magistero.
Fuori è percepito come il gesuita del rinnovamento e aggiornamento. L’anti-Woytiła
che Ratzinger non volle essere, che i gesuiti coi loro dubbi insidiosi aveva
escluso dal Vaticano, con la sua chiesa “confessante” – resistente - nel mezzo
dell’Europa insidiata dal comunismo, e poi dal capitalismo dello shopping.
L’aggiornamento
è l’adeguamento. La conformazione della chiesa alla storia. Bergoglio non è per
la resistenza ma per l’accomodamento. Non propone un’altra dottrina dell’amore
e del sesso, che includa i divorziati e gli omosessuali, ma un adeguamento. Come
quello che Paolo VI, subito fatto rivivere da Francesco, aveva inseguito
cinquant’anni fa, tra bizzarre impennate e cadute (la contraccezione, il
divorzio).
Imperialismo – Non ha mai funzionato
come pura forza. Vuole un disegno in qualche modo concorrente, seppure da
posizioni di egemonia. Roma “s’impadronì” di Cartagine e della Grecia,
mettendosi al loro passo. Goti, Longobardi e Franchi semplicemente distrussero
Roma. Non seppero “impadronirsene” nemmeno quando la capitale dell’impero fu
eretta in terra tedesca, a Treviri. E la stessa incapacità la Germania ha
mostrato quando ha tentato l’impero tedesco, nel Novecento – e in parte mostra
oggi, nell’esercizio dell’egemonia, benché più modesta e non contestata, sulla Ue.
La
sola forza Roma esercitò sulle e contro le popolazioni italiche. Che si limitò
a distruggere, spesso con radicali spaesamenti, le deportazioni in massa. Il
che concorre probabilmente ancora alla disunione dell’Italia. Una nazione ben
distinta, da tutti i punti di vista, geografico, etnico, linguistico, da un
secolo e mezzo anche storico e istituzionale, ma sempre in guerra civile, sia pure a bassa intensità.
Mediterraneo – Si tende a
cancellarlo. Distintamente seppure senza ragione, se non il nordismo esacerbato
degli ultimi decenni. È terra incognita per il resto d’Europa e per il mondo,
nella tratta dell’immigrazione, pure così feroce: il mondo che si appassiona
per diritti civili del più piccolo
mammifero, un volatile, un felino, la trascura per essere un “fatto” mediterraneo.
È terra di nessuno, benché costeggiata da grovigli politici e sociali
minacciosissimi nel Nord Africa e il Medio Oriente, e da guerre. Ed è area
indistinta, benché luminosa, aperta, e nota - famosa da tremila anni,
cinquemila con l’Egitto. Al più si localizza (si liquida) come latinità, i
greci confondendovi e gli altri Balcani. E questo mostra il pregiudizio.
Sessualità
–
È il segno più evidente della relatività della storia, e dell’etica. Le religioni,per esempio,
sono vittime della sessualità, di un problema sessuale che esse stesse hanno
generato e alimentano. Dell monogamia (famiglia) e della procreazione
(eterosessualità). Cose a cui i religiosi professi non sono chiamati – dominio
di Cesare. E perseverano ora che su questo terreno sono sfidati: continuano a considerare la sessualità materia
etica e anzi di fede (sacramento, etc.). Lo stesso per la procreazione.
L’esercizio si può continuare postulando una
guerra contro le religioni che induce una guerra tra religioni - come se ne fanno tra le mafie,
aggressive ma mascherate - sulla sessualità. In particolare contro il
cristianesimo – l’islam si defila, potendo anche contare sulla poligamia e la
pederastia. I preti sono aggrediti sulla
pederastia, il celibato, il matrimonio, l’eterosessualità, la procreazione, e
accettano questi terreni di scontro pur non praticandoli, come depositari della
fede. Finendone ovviamente massacrati per una sorta d masochismo, talmente sono
incistati nel “magistero morale” che loro stessi si sono costruiti. Come una
prigione, una corazza arrugginita. Pastori di una religione che invece è della
liberazione.
astolfo@antiit,eu
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