domenica 19 ottobre 2014

Il partito dei tecnici langue

Dacché era discretissimo, muto, a che si pronuncia quotidianamente su tutti i problemi, l’euro, la disoccupazione, gli investimenti, con propositi e progetti importanti, con autorevolezza, ma non raccoglie. Il governatore della Banca d’Italia Visco, il protagonista di questa metamorfosi, è sceso in campo anche lui, dopo che Draghi ha fatto capire che non lascerà la presidenza della Bce per farsi qualche mese da presidente del consiglio e poi essere licenziato. Con un programma di governo, questop  chiaro. Ma è chiaro anche si illude – o probabilmente si è lasciato illudere.
Quello che Vico dice magari è opportuno per tutti, ma nessuno, a Palazzo Chigi e dintorni, si sente minacciato. Il partito dei tecnici, o partito della Provvidenza, è da un paio di mesi in fibrillazione, ma senza echi. Renzi non si è intimidito, e anzi marcia col suo “fare”. Ma più in generale la politica non ha dato a quest’ultima offensiva “tecnica” nessuna attenzione. Insofferente anzi alla moltiplicazione degli uomini della Provvidenza, Passera, Lotito, Della Valle, e forse ancora Montezemolo. Effetto probabilmente dell’esperienza Monti. Ma più in generale pesa la sordida incapacità dell’Europa – foro per eccellenza dei tecnocrati – a fronteggiare la crisi. Il rifiuto dei tecnici in Italia è conseguente al rifiuto delle tecnocrazie europee alle elezioni di fine maggio.  

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