Lascerà,
com’è probabile, tutto come l’ha trovato, costoso (gli Affari Esteri della Ue
sono la direzione di gran lunga più costosa di Bruxelles) e inerte, ma non è
detto: una possibilità Mrs. Pesc, Federica Mogherini, ce l’ha, di avviare una
politica estera europea, se non quella della difesa, una politica concordata e
saggia. Anche perché due casi glielo impongono, la Libia e l’Ucraina, creati
dalla stessa Ue, dalle cancellerie europee scoordinate e anzi in concorrenza
tra di loro. C’è il rischio concreto di avere uno Sato islamico terrorista, un
Isis, in Libia, che è la frontiera Sud dell’Unione, oltre che dell’Italia, e di
avere la Russia in Ucraina.
L’Ucraina
non è i paesi baltici. Dove alla minoranza russa, benché cospicua, è stata
imposta l’assimilazione, e la Nato. L’Ucraina è per molti storia russa, la
prima Russia, e il 40 per cento di russi che la abitano non si possono cancellare.
La Liba è un problema italiano ma anche europeo. È un problema italiano che la
Ue ha creato, se non per furbizia per stoltezza, a iniziativa francese e britannica.
L’Italia ha perso un mercato fiorente, e quasi chiuso, e un vicino in qualche modo
pacificato. Con un accordo funzionante sull’immigrazione clandestina. La Libia
pone ora un problema di immigrazione clandestina, oltre duecentomila unità
quest’anno, di fronte a cui la Ue non può fare finta di niente. E ha una probabilità elevatissima di diventare
il primo Stato islamico del Mediterraneo. Altrettanto estremista e sanguinario
che i talebani in Afghanistan e i salafiti in Irak. Con effetti che saranno
dirompenti nel Nord Africa, sul Maghreb e sull’Egitto, ben più destabilizzanti
dell’Isis, chiuso in una enclave siro-irachena.
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