Non
fa notizia la Fiat che va a Wall Street, ed è la migliore casa automobilistica
americana, la più in salute. Poco sulla grande informazione, giornali e
telegiornali, per niente sulla stampa specializzata, “Quattroruote”, “Auto Oggi”,
etc. È uno dei tanti segni del
provincialismo dei media italiani, ma di più di un fatto cui non si pone attenzione, benché sia
evidente: che l’automobile in Italia è tedesca.
Non
lo è per produzione – se si eccettuano cose minime: Lamborghini, Ducati, studio
Giugiaro – ma lo è per vendite e, e soprattutto per il marketing, dalla
pubblicità ai test qualità, al mercato dell’usato. I dati Unrae per i primi
nove mesi dell’anno registrano vendite per 283.721 autovetture di marchio italiano,
e per 264.500 circa dei marchi tedeschi – comprese le Ford Focus, che si
producono in Germania. Un numero di autovetture vendute con leggere prevalenza
ancora italiana, ma con larga preponderanza tedesca quanto a fatturato, a
valore unitario delle auto vendute. È l’auto tedesca che “fa il mercato” nella
stampa specializzata, anche nei grandi quotidiani, dove i supplementi auto si
fanno in service, appaltati a
giornalisti o studi esterni, che sono legati all’industria tedesca, o ambiscono
a legarsi.
Dei
tre grandi mercati europei fuori della Germania, Gran Bretagna e Italia sono
tedeschi. In Francia invece il mercato è per il 56-57 per cento di automobili
francesi, del gruppo Peugeot-Citroën e del gruppo Renault-Nissan.
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