giovedì 23 ottobre 2014

Letture - 189

letterautore

Best-seller – È opera editoriale, più che di scrittura. La scrittura stessa è redazionale, l’autore può limitarsi a offrire un copione – il caso più evidente è il best-seller massimo, il “Gomorra” di Saviano, che in origine era un dossier della Procura di Napoli. Poi c’è la ricerca del tempo di uscita, la promozione, con impegno di vasta pubblicità e a forte sconto, che consenta una elevata tiratura iniziale con la fascetta “terza (quarta,quinta) edizione in tre giorni”, l’affidamento dell’opera in patrocinio a uno-due critici di peso, retribuiti, e poi eventi vari per ravvivare-rilanciare il mercato: uno scandalo, una causa, una minaccia, e i premi. Per Vitali, che scrive con la mano sinistra, i suoi editori, Mondadori, Garzanti, Rizzoli, hanno promosso una serie interminabile di premi: Montblanc, Piero Chiara, Grinzane Cavour, Bruno Gioffrè, Dessì, Bancarella, Stresa, Alda Merini, Hemingway, Isola d’Elba, Casanova, Procida Isola di Arturo Elsa Morante, Campiello, Strega, Boccaccio. Che magari sarebbero andati con più senso, per la parte edita da Garzanti, a un autore vero della stessa editrice, un Magris.

Si procede dentro i best-seller italiani senza alcun interesse, Eco incluso, escluso Camilleri. Altrove  si trova sempre qualcosa da leggere con piacere e d cui si fa memoria, in Dan Brown, negli “Harry Potter”, anche nelle “Schiappe”.

Dante – Era “arabo” nel senso in cui tutta la letteratura italiana lo era, mediatrice di una cultura cui magari non aveva più accesso diretto, ma di cui conosceva i canoni e i generi. Soprattutto, più che della trattatistica islamica, della novellistica.

Flusso di coscienza – È all’origine del flusso di autofiction. Al flusso di coscienza Joyce disse di essere stato indotto dalla lettura di Émile Dujardin, che poi nessuno più lesse.

Italiano Fu lingua molto frequentata anche perché intermediaria, ricorda Prezzolini nelle lezioni americane, dei greci. Di Omero,di Platone, con le prime traduzioni. E degli arabi: i racconti, gli aneddoti, perfino le facezie e i personaggi bislacchi.

Mistero – Beckett nota di Proust, della sua tendenza a elaborare in continuo sugli stessi personaggi, che “spiegandoli rinforza il loro mistero”. “Ci guadagna a essere conosciuto, ci guadagna in mistero”, è una malignità di Paulhan su uno scrittore che non amava. C’è malignità anche in Beckett, ma non si può dire che non sia la verità: aggiungere, nella scrittura come nella scultura e nella partitura – per esempio il pianismo del tardo Pollini – non aggiunge, non chiarisce, semmai gonfia.

Nichilismo – Il terrorismo è soggetto molo praticato nel fine Secolo (fine Ottocento). Sulla scia di Dostoevskij, e non. Nessuno lo ricorda ma Oscar Wilde ha debuttato, a 25 anni, con una tragedia intitolata “Vera, o i nichilisti” – montata a New York, fu un fallimento. Era stato tema di Stevenson (i carbonari), e di Conrad più volte, quasi più dei racconti di marina. E poi di Čechov, “La tre sorelle”, Irène Némirovsky.
È tema russo, è vero, e britannico.

Simbolismo – Autore di frasi come “la felicità è un dio che cammina a mani vuote”,  e di versi quali “il piacere delizioso e sempre nuovo\ di un’occupazione inutile” (che purtroppo adornano in epigrafe le “Valses nobles et sentimentales” di Ravel), il poeta accademico Henri de Régnier fondatore del simbolismo è più benemerito (ricordato) quale marito di Marie de Heredia. Una che, in arte Gerard d’Houville, scrisse romanzetti che si celebrano più delle poesie del marito. Donna di corpo e anima liberi, che lasciò immortalare a Pierre Louÿs, in versi e in fotografia. Altre frasi celebri del nobile De Régnier sono: “In amore l’esperienza non conta: se contasse nessuno amerebbe più”. Detto altrimenti: “Non c’è amore se non si soffre o si fa soffrire”.

Ugonotto – Viene da Eidgenosse, dice Voltaire, un confederato. Il nome che agli ai protestanti emigrati si dava a Berlino e altrove.

letterautore@antiit.eu

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