mercoledì 1 ottobre 2014

L'islam tentato dalla barbarie

Un processo di sette anni a una ragazza che ora ne ha ventisei. Anzi, non un processo, ma un’impiccagione sospesa, la condanna è stata già comminata. Per l’assassinio di un agente dei servizi segreti che la stessa ha sempre negato e l’accusa non ha mai provato. Di un uomo comunque morto per un tentativo di stupro ai danni della stessa. Tutto questo succede a Teheran, non nei deserti del califfato o dei talebani. Ed è il segno, purtroppo non unico, della barbarie che minaccia l’islam.
Il terrorismo talebano, dell’Isis, di Al Qaeda, non fa stato: si tratta di bande, più violente – naziste, fasciste -  che islamiche. Quello degli ayatollah sì: sono tutti dottori della legge, e governano il paese forse più civile di tutto l’islam e del Medio Oriente, di maggiore tradizione e consideratezza.
Concedere le attenuanti no. Accusare un congiunto della donna nemmeno: non avrebbe implicato la pena di morte, e questo è tutto il succo della storia. L’impiccagione della donna si vuole esemplare. Si voleva con la presidenza Ahmadinejad, l’uomo del Guardiano della Rivoluzione, il grande ayatollah Alì Khamenei, capo dell’’islam in Iran.

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