mercoledì 8 ottobre 2014

Lo Stato gaglioffo

Ora che la Tasi si è rivelata ai più, si vede che è solo l’Imu sulla prima casa. Con tariffa solo nominalmente ridotta, poiché esclude l’esenzione. Con l’aggravio di calcolo, consulenza, pagamento. Nonché del pagamento, nell’occasione, di un altro obolo per gli immobili non prima casa. Senza vergogna. Senza nemmeno una sanzione, benché minima, nell’opinione pubblica. Neanche in quella che da un paio di settimane combatte per far cadere il governo e metterci un banchiere.
È questa la vergogna della Pubblica Amministrazione: è politica e di governo,  centrale e locale. Abbiamo  teorizzato per anni il federalismo fiscale per ridurre sprechi e esazioni, ma i sindaci lasciano senza respiro, tanta è l’avidità. La riforma che il governo propone della Pubblica Amministrazione dovrebbe partire da se stesso, da leggi come questa. Il funzionario fa quello che gli viene chiesto di fare. Compreso esigere quattro o cinque pagamenti di patrimoniale sulla casa invece di uno. La Pubblica Amministrazione è neutra, è lo Stato che è putrido.
Di disinvolto nella Pubblica Amministrazione non c’è che il fisco ad libitum, sciolto da ogni norma, di Equitalia, i Vigili Urbani e la Guardia di Finanza, i sacerdoti delle multe, con more, compensi e spese – tutta gente che evidentemente guadagna molto se pensa che chiunque possa pagare la loro esosità. Qui la “riforma della Pubblica Amministrazione” sarebbe anche facile: basta responsabilizzare Equitalia – a ogni sopruso un’ammenda – e demilitarizzare la Guardia di Finanza e i Vigili Urbani, che lavorino da normali cittadini e non più da “pubblici ufficiali”. Ognuno sa, ogni automobilista e ogni esercizio commerciale, specie dei mercati e mercatini, l’esosità dei Vigili Urbani “pubblici ufficiale”. Per anni le sceneggiate si sono susseguite degli scontrini fiscali – nei week-end di festa in posti rinomati, per farsi la vacanza pagata e pagarsi gli straordinari. Sapendo che non un centesimo di evasione si guadagna con gli scontrini. Nel suo libro-intervista con Lorenzetto, “L’Italia che vorrei”, il patron di Grafica Veneta, colosso dell’industria tipografica, lamenta di avere i finanzieri in azienda “da vari mesi”: vari mesi per fare che? passare il tempo? creare uno scandalo?  

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