L’Ucraina
verso la partizione? Ne è convinta la diplomazia, italiana e di buona parte
dell’Europa.
Le
elezioni chiamate in una parte del paese sarebbero una conferma di un’intesa di
fondo in tal senso tra Poroshenko, l’uomo forte in carica a Kiev, e Putin. Non
si parla più della Crimea ucraina: la penisola è ormai indipendente di fatto,
solo in attesa di un riconoscimento giuridico, che potrebbe arrivare presto.
Mentre delle regioni orientali dell’Ucraina, filorusse, Kiev avrebbe rinunciato
alla riconquista.
La
diplomazia tedesca se ne fa già un merito. A fine settembre il responsabile
Europa e Asia del Consiglio tedesco delle relazioni esterne (Dgap), Stefan
Meister, ha rivendicato la partizione sul “Moscow Times”, giornale del governo
russo: “Sono stati i leader tedeschi in particolare a tenere in sospeso fino a
fine 2015 parti importanti dell’accordo di libero scambio (Ucraina-Ue, n.d.r.)
e ad accettare il riconoscimento di fato dell’autonomia dei separatisti nell’Est
dell’Ucraina”. Della
nuova entità ci sarebbe anche il nome, Donbass. Con capitale Kharkov, e la
bandiera. Anche se lo statuto d’indipendenza si presenta più complesso e lento
che per la Crimea.
In un primo momento il Donbass servirebbe a Mosca per tenere l’Ucraina sotto controllo dall’interno. Ma non diversamente dagli stati satelliti, o cuscinetto, che Mosca si è già creati con la Ue, la Bielorussia, la Crimea e la Transinistria. Che formalmente sono indipendenti, uniti (Bielorussa) o da unire (Crimea, Transnistria) a Mosca in federazione. Puntare a una Ucraina antirussa è follia, prima che una provocazione. Un paese che per emtà è russo. La cui capitale è considerata la madre di tutte le città russe - “la madre dele città russe è Kiev”, proclamava un secolo fa come dato di fatto lo scrittore Andrej Belyj, alle prime righe di “Pietroburgo”, il romanzo della città che si riedita. .
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