Veramente la raccolta esordisce con un
Montalbano accusato di decrepitudine, nel solito alterco della coppia misogina
Salvo-Livia. Altri errori sono sparsi qua e là, un paio in ogni racconto. Una
compilazione, dunque, affrettata. Di camilleriano c’è l’ordine: capitoli brevi,
di 18 mila battute ciascuno (dieci pagine del computer di Camilleri, ognuna di
1.800 battute). Solo in numero di 4 invece che di 18. In totale otto gialli
brevi, di 40 pagine del computer di Camilleri. E la
capacità affabulatoria, che questi sketches
hanno il merito di mettere in risalto.
Il racconto dal titolo più bello,
rimato, anagrammato, scelto per la raccolta, è il più confuso e inverosimile. È
stanca pure la lingua di Camilleri, il suo personale dialetto, tirata via – non
“risuona”. Anche la moltiplicazione del commissario, che a lungo Camilleri ha
minacciato apertamente di voler uccidere, meriterebbe un’inchiesta.
Dalla parte del lettore c’è Camilleri. L’esumatore
felice della novellistica. Fuori dalle righe come sempre. Sull’amore. Sulla
donna. Il sesso, anche estremo, rimettendo al centro – ne soffre pure la mafia
– e l’ingegno. Sulla gioventù. Sulle mafie stesse - un dato di fatto, una
situazione sociale. Sulla Sicilia, di cui l’occupazione principale fa la donna.
Di un racconto mette al centro una milanese emigrata a Vigata. Per fare la
barista. Mimando sardonico la migliore scrittura ambrosiana, la più aperta:
“’Na biunna splapita e tanticchia caprigna, ‘nsignificanti, l’occhi cilestri
senza ‘spressioni come a quelli di ‘na pupa”.
Riecco la novella, crudele
L’approssimazione
della raccolta mette in risalto il novellismo di Camilleri – il segreto del suo
successo di lettura. Affabulatore senza complessi e senza remore, anche nei
“romanzi” di Montalbano. Negli altri romanzi no, che sono fuori della vena
novellistica. Nel ciclo di Montalbano è invece reinventore felice della novella, che fu il meglio della
narrativa italiana: grassa, furba, “evidente”.
Storie di appetiti per lo più, di
avidità (di sesso, denaro, potere), e delle difese a basso costo. Per le quali
si è costruito un ambiente, Vigata, consentaneo, urbano e primitivo insieme - diversamente
dall’altro grande novellatore agrigentino, Pirandello, che si è costretto
invece nelle maglie asfittiche della piccola borghesia urbana, finendo per
converso per idealizzare (manierare, anchilosare) in forma di primitivismo
quasi folklorico il mondo rurale e agreste. Solo
politicamente corretta, e perciò compassionevole, al contrario della novella
classica. Ma quella di Camilleri è una compassione epidermica, anche
opportunistica. Nella sua novella solo il gioco degli opposti conta, le
vittime sono compiante ma pezzo inerte della storia. D.H.Lawrence, traducendo
il Lasca, notò che la novella italiana è crudele, e così è - ma il bene
“s’arricampa”, direbbe Camilleri. Dell’amore tratteggia il tratto animale. Individualistico
anche e antisociale, anticompassionevole – ben prima dei femminicidi. Da
misogino forse ma indifferente, come il vero affabulatore si vuole, testimone
sorridente e irridente. Andrea Camilleri, Morte in mare aperto, e altre indagini del giovane Montalbano, Sellerio, pp. 317 € 14
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