Fa 130 anni ma è sempre fresco,
anticipando il tema della natura. È la storia di un amore prima felice poi
infelice, e distruttivo. Una storia d’amore come l’uomo sogna, spontaneo,
affettuoso, caldo. Un altro romanzo dell’eterno femminino – capriccioso – in un
villaggio del Nord, fra contadini e pescatori, nell’aspetto di una ragazza
“forse di sedici, forse di diciassette anni”, che il tenente Glahn, uomo di
città autorecluso, e un medico zoppo, piccolo e calvo fa delirare, “irragionevole
e calcolatrice a un tempo”. Una delle ultime (1894) storie d’amore romantico.
Ma la vittima che lo rivive, il tenente cacciatore solitario nell’estate breve
dell’alta Norvegia, tra le nebnie e le nevi, ne allarga il paradigma agli
elementi, le stagioni, i bruchi, le foglie, il cane Esopo, il bosco, le acque,
a una fisicità insieme smisurata e sensata. È qui la citazione ricorrente:
“Qualche volta guardo l’erba e forse l’erba guarda me, che ne sappiamo noi?”
etc.
Con una verità che si trascura: c’è
violenza nel’idillio ecologico. L’idillio agreste è di un uomo urbanizzato,
borghese facoltoso, poi a caccia grossa in India, che si sente votato “alla foresta
e alla solitudine”. Ma forse s’illude,
mente a se stesso. L’amore vivendo, lui prima che la ragazza, come un capriccio.
Ci può essere un fondo di misantropia, e forse di peggio, di disprezzo
dell’uomo, di rifiuto. Nel racconto forse più avvincente di Hamsun c’è la
radice e il senso del suo “nazismo”: una ricerca astratta di purezza che
sconfina nel rifiuto della storia e della compassione (a parte la fede mal posta:
di che purezza era araldo Hitler, che il Nobel norvegese volle celebrare dopo
morto?)
L’introduzione alla prima edizione negli
Oscar, di Anton Reininger, appropria singolarmente il racconto, se non lo scrittore, alla letteratura
germanica. In Germania “Pan” ebbe immediato grande successo per essere stato il
suo protagonista recepito come una riedizione della “figura archetipica
tedesca” del vagabondo, quello delle poesie giovanili di Goethe, e di molte
divagazioni di Benjamin, il Buonannulla di Eichendorff secondo Thomas Mann. L’introduzione
s’intitola anche, opportunamente, “Tra raffinatezza decadente e la nostalgia
dei troll”. Hamsun era stato in America, vagabondo, dove ha sicuramente saputo
di Thoreau e Whitman, ma ne ha mediato molto da europeo il naturismo. Reininger
contesta anche, opportunamente, la lettura di Hamsun “in un’otica di critica
sociale”, e ne affina la lettura “secondo gli schemi ideologici del naturalismo
allora imperante”. Proponendone una più vasta e più nuova, sulla scorta di
alcune conferenze di argomento letterario da Hamsun “tenute negli anni Novanta”,
dell’Ottocento: “una poetica che sembra anticipare alcune acquisizioni della
psicanalisi”. Nella miscela di “innocenza del primo sentimento” e “orgoglio
leso e malcelata aggressività” che rivelano “fin dall’inizio una componente
autopunitiva”.
Knut Hamsun, Pan
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