Dopo Sergio Segio che ne ha scritti già
un paio, riprende con questo volumone a prezzo d’affezione la saga di Prima
Linea, uno dei gruppi terroristi degli anni 1970-1980. Un lavoro notevole, di
due esterni al gruppo, ma sempre senza l’essenziale. Si oscilla nella
valutazione del terrorismo tra il gruppo romantico (ribelle, anarchico) e la
pretesa delle Brigate Rosse di volersi un esercito di liberazione, che non è
possibile – non erano un esercito, e di liberazione da che? Senza mai un’autocritica.
Giovanni Senzani, che di Prima Linea fu
l’esponente forse più in vista, sociologo della criminalità e della vita
carceraria, studi a Berkeley, ne dà testimonianza diretta domenica con una lunga
intervista a “Cronache del garantista”: dire “ho sbagliato” no, e anzi privilegiare
la proprio vita, il proprio io e il proprio privato, la violenza riducendo a
fatto personale (la figlia di Peci, etc.), contrariamente agli assiomi dichiarati,
allora e oggi. Non è mai una questione di ideologia, buona o sbagliata, e
comunque violenta. Siamo tutti buonisti, dopo essere stati violenti - come quelli
del Pci, funzionari e anche dirigenti, che non sono mai stati comunisti. La violenza
però continua indisturbata, nella propria buona coscienza, e nella politica
dell’odio. L’esumazione di Prima Linea è anche più insidiosa, rifacendosi quel
gruppo alla teoria e alla pratica del doppio livello, della integrazione
professionale e intellettuale accanto alla clandestinità operativa.
I curatori, Michele Ruggiero e il
direttore dell’Istituto di Storia della Resistenza di Asti, non ne sono parte, ma anche loro in qualche
modo si fanno reduci, di un’ideologia dell’odio che non sconfessano. Un libro
molto tecnico, didascalico. Ma alla maniera leninista, di schieramento, seppure
implicito.
Michele Ruggiero-Mario Renosio, Pronto, qui Prima Linea, Edizioni Anordest,
pp. 590, ill., € 14,90
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