martedì 7 ottobre 2014

Prima Linea militare e romantica, leninista

Dopo Sergio Segio che ne ha scritti già un paio, riprende con questo volumone a prezzo d’affezione la saga di Prima Linea, uno dei gruppi terroristi degli anni 1970-1980. Un lavoro notevole, di due esterni al gruppo, ma sempre senza l’essenziale. Si oscilla nella valutazione del terrorismo tra il gruppo romantico (ribelle, anarchico) e la pretesa delle Brigate Rosse di volersi un esercito di liberazione, che non è possibile – non erano un esercito, e di liberazione da che? Senza mai un’autocritica.
Giovanni Senzani, che di Prima Linea fu l’esponente forse più in vista, sociologo della criminalità e della vita carceraria, studi a Berkeley, ne dà testimonianza diretta domenica con una lunga intervista a “Cronache del garantista”: dire “ho sbagliato” no, e anzi privilegiare la proprio vita, il proprio io e il proprio privato, la violenza riducendo a fatto personale (la figlia di Peci, etc.), contrariamente agli assiomi dichiarati, allora e oggi. Non è mai una questione di ideologia, buona o sbagliata, e comunque violenta. Siamo tutti buonisti, dopo essere stati violenti - come quelli del Pci, funzionari e anche dirigenti, che non sono mai stati comunisti. La violenza però continua indisturbata, nella propria buona coscienza, e nella politica dell’odio. L’esumazione di Prima Linea è anche più insidiosa, rifacendosi quel gruppo alla teoria e alla pratica del doppio livello, della integrazione professionale e intellettuale accanto alla clandestinità operativa.  
I curatori, Michele Ruggiero e il direttore dell’Istituto di Storia della Resistenza di Asti,  non ne sono parte, ma anche loro in qualche modo si fanno reduci, di un’ideologia dell’odio che non sconfessano. Un libro molto tecnico, didascalico. Ma alla maniera leninista, di schieramento, seppure implicito.
Michele Ruggiero-Mario Renosio, Pronto, qui Prima Linea, Edizioni Anordest, pp. 590, ill., € 14,90

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