giovedì 30 ottobre 2014

Renzi arbitro a Berlino

Tenersi stretto a Angela Merkel, o aprire ai suoi alleati e concorrenti di governo, i socialisti? La scelta non è ovvia come sembra, per essere i socialisti al governo a Berlino parta del Psd europeo, il partito di Renzi.
È con sangue freddo che Renzi ha preso l’esito degli stress test, già scontato, e guarda agli sviluppi. Anche questi erano scontati e in qualche modo non preoccupano. Ma la scelta da fare sì: da essa dipenderà lo sgonfiamento di un’altra crisi stile 2011 che si minaccia.
La minaccia viene da fuori, queste le prime conclusioni di Renzi: dalla Germania, da Angela Merkel. Con la quale Renzi ha una partita aperta. Il dubbio riguarda come giocare questa partita, se di conserva con, e quindi in aiuto di, Angela Merkel, oppure contro, in aiuto alla Spd, la socialdemocrazia tedesca, che è al governo con la cancelliera ma da alleato contro.
La Spd è a rischio cancellazione, tra la reazione antieuropea, che si rafforza col rallentamento economico, e la sinistra. Ha tentato di reagire, ma è prigioniera del patto con Angela Merrkel. A questo punto, la sua sola carta è che Renzi abbia successo a Bruxelles, varando il piano di rilancio economico da 300 miliardi. Che il neo-presidente della Commissione Ue Juncker aveva proposto (con Tremonti) nel 2010 come piano salvastati. Ma Juncker è cristiano-democratico come Merkel, e difficilmente ne farebbe passare il varo come un successo del Psd. A meno che Renzi non ci metta il sigillo.
Renzi è tentato. Ma sa che per rilanciare il piano salva-Ue deve passare dal governo tedesco. Difficilmente passerebbe contro. E il governo tedesco è l’asse Merkel-Schaüble, la Spd non conta. L’apertura di credito di Schaüble lunedì l’ha presa come un invito a riflettere. Con che parte politica mettersi.
Renzi sarebbe tentato di fare il Robin Hood, ma comincia a capire che il gioco politico - dove si fa ancora politica e non a Montecitorio - è complicato e insidioso: una vittoria può portare a una sconfitta. Ha capito presto che la sua vittoria politica, come leader di partito e di governo, lo rende tenuto e insieme oggetto di inimicizia. Incluso nel suo stesso ambiente: per esempio i socialisti di Hollande nel Psd europeo. Sicuramente a Bruxelles, dove la Commissione, malgrado le ambizioni personali di Juncker, è saldamente merkeliana, col supporto degli hollandiani. Lo stesso a Francoforte - Renzi ha sempre ritenuto Draghi inaffidabile.

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