Tenersi
stretto a Angela Merkel, o aprire ai suoi alleati e concorrenti di governo, i socialisti?
La scelta non è ovvia come sembra, per essere i socialisti al governo a Berlino
parta del Psd europeo, il partito di Renzi.
È con
sangue freddo che Renzi ha preso l’esito degli stress test, già scontato, e guarda agli sviluppi. Anche questi
erano scontati e in qualche modo non preoccupano. Ma la scelta da fare sì: da essa
dipenderà lo sgonfiamento di un’altra crisi stile 2011 che si minaccia.
La
minaccia viene da fuori, queste le prime conclusioni di Renzi: dalla Germania, da
Angela Merkel. Con la quale Renzi ha una partita aperta. Il dubbio riguarda
come giocare questa partita, se di conserva con, e quindi in aiuto di, Angela
Merkel, oppure contro, in aiuto alla Spd, la socialdemocrazia tedesca, che è al
governo con la cancelliera ma da alleato contro.
La
Spd è a rischio cancellazione, tra la reazione antieuropea, che si rafforza col
rallentamento economico, e la sinistra. Ha tentato di reagire, ma è prigioniera
del patto con Angela Merrkel. A questo punto, la sua sola carta è che Renzi abbia
successo a Bruxelles, varando il piano di rilancio economico da 300 miliardi. Che
il neo-presidente della Commissione Ue Juncker aveva proposto (con Tremonti)
nel 2010 come piano salvastati. Ma Juncker è cristiano-democratico come Merkel,
e difficilmente ne farebbe passare il varo come un successo del Psd. A meno che
Renzi non ci metta il sigillo.
Renzi
è tentato. Ma sa che per rilanciare il piano salva-Ue deve passare dal governo
tedesco. Difficilmente passerebbe contro. E il governo tedesco è l’asse
Merkel-Schaüble, la Spd non conta. L’apertura di credito di Schaüble lunedì l’ha
presa come un invito a riflettere. Con che parte politica mettersi.
Renzi
sarebbe tentato di fare il Robin Hood, ma comincia a capire che il gioco
politico - dove si fa ancora politica e non a Montecitorio - è complicato e insidioso:
una vittoria può portare a una sconfitta. Ha capito presto che la sua vittoria
politica, come leader di partito e di governo, lo rende tenuto e insieme
oggetto di inimicizia. Incluso nel suo stesso ambiente: per esempio i
socialisti di Hollande nel Psd europeo. Sicuramente a Bruxelles, dove la Commissione,
malgrado le ambizioni personali di Juncker, è saldamente merkeliana, col
supporto degli hollandiani. Lo stesso a Francoforte - Renzi ha sempre ritenuto
Draghi inaffidabile.
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