Anima - Non c’è, non immortale, nella
Bibbia. Lo dice Voltaire nella n. 59 al “Trattato sulla tolleranza”, ma non è
sbagliato. Non c’è in Mosè, come si fa supporre. E in Giobbe in modo contestabile
– dipende dalla traduzione, lo stesso suono tradendo molti significati. È come
Voltaire dice, “sulla traccia del grande Arnauld nell’apologia di Port-Royal: «L’immortalità
dell’anima, le pene e le ricompense dopo la morte, sono annunciate,
riconosciute, constatate nel Nuovo Testamento”.
L’anima è poi ebraica, ma in forma di “qualcosa
di slegato, aereo, una sostanza leggera”. Come la concepiscono alcuni padri
della chiesa, Tertulliano, sant’Ireneo. Con la pesatura, gli innesti, la covatura
delle anime, e altre stravaganze.
Sant’Ireneo dà all’anima natura corporea.
Animus e Anima, i due archetipi sessuati della
psicopatologia di Jung a spiegazione della psicosi, segnano e sono un mundus imaginalis della psicofilosofia islamico-iranica,
secondo Henry Corbin che Jung ebbe amico, e col quale discusse più volte il
tema. Due concetti che sottendono una metafisica - allo stesso modo che la
junghiana Imago, argomenta Corbin.
Corpo - “La nevrosi è il corpo che prende il comando”,
dice Jung. Può essere, ma non c’è relazione funzionale rilevabile, che il corpo
al comando produca nevrosi.
Dio
– Effettivamente è ubiquo: il
credente e l’ateo entrambi convivono con Dio – anche l’agnostico, ma un po’
meno pressato. L’uno se ne ritiene salvato, l’altro abbandonato.
Non si è
peraltro credenti solo per atto di fede, cioè per grazia ricevuta. C’è chi,
come Croce, crede per abitudine (consuetudine), per storia familiare, personale.
Lo stesso molti atei, in sé fortemente teisti.
Empatia
- Meglio adattabile appare al contesto
socio-politico. Sviluppata a fine Ottocento dalla filosofia dell’arte, e
ripresa in chiave psicologica, specie dalla psicoanalisi freudiana, è nozione
forte, perfino condizionante, nel contesto sociopolitico, o della psicologia sociale.
Come “modo” del pregiudizio: il razzismo, la faziosità, la “chiesa”. Il pregiudizio
è concrezione di impulsi, linguaggi, storie - la “responsabilità anonima” di Jaspers,
1923, “Die Idee der Unversität”.
Essenza – Voltaire,
“Trattato sulla tolleranza”, nota 59: “Non sappiamo ciò che diciamo quando
pronunciamo la parola sostanza. Vuol dire, alla lettera, ciò che è sotto, e per
ciò stesso ci avverte che è incomprensibile”.
Fondamentalismo – È un disegno
politico e non religioso – un disegno politico che si fa scudo e arma della
religione. Cusano, nel “De pace fidei”, argomenta che la religione è un fattore
di pace e non di guerra. Che la comune ricerca di Dio porta alla pacificazione tra le religioni. E non al
sacrificio della pluralità dei riti bensì alla loro preservazione. Tutti essendo
manifestazione di una comune ricerca e preghiera a Dio, che per definizione dev’essere
unico.
Galileo - Con Galileo più che con
l’isolato Leonardo nasce l’uomo moderno che inventa, riflette Ernst Bloch
nell’aurea “Filosofia del Rinascimento”: le procedure dell’esperimento ci sono
tutte, e c’è anche la coscienza dei limiti dell’esperimento. Dell’esperimento
come innovazione, oltre che come ipotesi:
“vedere per prevedere”, si dirà più tardi. Esponente della dinamica
società borghese fiorentina, come lo inquadra il biografo più fedele, Antonio
Banfi, Galileo voleva “un sapere fatto di concrete esperienze, di dottrine tecnicamente provate, anzi
fiorite dalla tecnica stessa… Tecnica vuol dire coscienza della struttura
obiettiva dei corpi, dei rapporti di connessione e di dipendenza tra i
fenomeni”.
La
teoria dell’ignoranza, della cospirazione del Maligno, Popper vuole speculare
all’ottimismo della verità. Forse l’ottimismo di Galileo non è “vero” ma, dice
Popper, la concezione che “la verità può forse essere velata, ma può rivelarsi”
promosse “il più grande movimento di liberazione” dell’umanità: “La cosa più strana
di tutta questa storia è il fatto che questa falsa epistemologia è stata la
fonte maggiore d’ispirazione di una rivoluzione intellettuale e morale che non
trova riscontro nella storia. Incoraggiò
gli uomini a pensare da soli; diede loro la speranza di poter liberare dalla
miseria se stessi e gli altri grazie alla conoscenza. Rese possibile la scienza
moderna. Divenne la base della lotta
contro la censura e la soppressione del libero pensiero. Divenne la base della coscienza non
conformistica, dell’individualismo e di un nuovo senso della dignità umana;
dell’esigenza dell’educazione universale, di un nuovo sogno di una società
libera”.
Realismo – Deve sopravvivere
alla battuta di Kierkegaard al ricordo delle lezioni di Schelling a Berlino, da
cui tanto si aspettava e tanto invece lo delusero: “Quello che i filosofi dicono della realtà
spesso è deludente. Come quando da un rigattiere si legge un’insegna con su
scritto: «Qui si stira». Se si andasse a fare stirare il proprio abito si
resterebbe delusi, perché l’insegna è semplicemente in vendita”.
Tempo – La stazionarietà è impossibile. Impensabile. Non
auspicabile. E tuttavia: La storia è agli inizi, ancora corriamo, dopo il Big
Bang nel tempo non tempo. Sessantacinque milioni di anni fa c’erano i
dinosauri, gli esseri umani solo cinque milioni di anni fa, l’homo sapiens appena
duecentomila anni fa.
Ma senza una
scansione temporale la storia in realtà non è evolutiva. Se non per gli utensili
che si fabbrica, come in surplace.
zeulig@antiit.eu
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