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giovedì 2 ottobre 2014

Secondi pensieri - 190

zeulig

Anima - Non c’è, non immortale, nella Bibbia. Lo dice Voltaire nella n. 59 al “Trattato sulla tolleranza”, ma non è sbagliato. Non c’è in Mosè, come si fa supporre. E in Giobbe in modo contestabile – dipende dalla traduzione, lo stesso suono tradendo molti significati. È come Voltaire dice, “sulla traccia del grande Arnauld nell’apologia di Port-Royal: «L’immortalità dell’anima, le pene e le ricompense dopo la morte, sono annunciate, riconosciute, constatate nel Nuovo Testamento”.
L’anima è poi ebraica, ma in forma di “qualcosa di slegato, aereo, una sostanza leggera”. Come la concepiscono alcuni padri della chiesa, Tertulliano, sant’Ireneo. Con la pesatura, gli innesti, la covatura delle anime, e altre stravaganze.

Sant’Ireneo dà all’anima natura corporea.

Animus e Anima, i due archetipi sessuati della psicopatologia di Jung a spiegazione della psicosi, segnano e sono un mundus imaginalis della psicofilosofia islamico-iranica, secondo Henry Corbin che Jung ebbe amico, e col quale discusse più volte il tema. Due concetti che sottendono una metafisica - allo stesso modo che la junghiana Imago, argomenta Corbin.

Corpo - “La nevrosi è il corpo che prende il comando”, dice Jung. Può essere, ma non c’è relazione funzionale rilevabile, che il corpo al comando produca nevrosi.

Dio – Effettivamente è ubiquo: il credente e l’ateo entrambi convivono con Dio – anche l’agnostico, ma un po’ meno pressato. L’uno se ne ritiene salvato, l’altro abbandonato.
Non si è peraltro credenti solo per atto di fede, cioè per grazia ricevuta. C’è chi, come Croce, crede per abitudine (consuetudine), per storia familiare, personale. Lo stesso molti atei, in sé fortemente teisti.

Empatia  -  Meglio adattabile appare al contesto socio-politico. Sviluppata a fine Ottocento dalla filosofia dell’arte, e ripresa in chiave psicologica, specie dalla psicoanalisi freudiana, è nozione forte, perfino condizionante, nel contesto sociopolitico, o della psicologia sociale. Come “modo” del pregiudizio: il razzismo, la faziosità, la “chiesa”. Il pregiudizio è concrezione di impulsi, linguaggi, storie - la “responsabilità anonima” di Jaspers, 1923, “Die Idee der Unversität”.

Essenza – Voltaire, “Trattato sulla tolleranza”, nota 59: “Non sappiamo ciò che diciamo quando pronunciamo la parola sostanza. Vuol dire, alla lettera, ciò che è sotto, e per ciò stesso ci avverte che è incomprensibile”.

Fondamentalismo – È un disegno politico e non religioso – un disegno politico che si fa scudo e arma della religione. Cusano, nel “De pace fidei”, argomenta che la religione è un fattore di pace e non di guerra. Che la comune ricerca di Dio porta alla pacificazione tra le religioni. E non al sacrificio della pluralità dei riti bensì alla loro preservazione. Tutti essendo manifestazione di una comune ricerca e preghiera a Dio, che per definizione dev’essere unico.

Galileo - Con Galileo più che con l’isolato Leonardo nasce l’uomo moderno che inventa, riflette Ernst Bloch nell’aurea “Filosofia del Rinascimento”: le procedure dell’esperimento ci sono tutte, e c’è anche la coscienza dei limiti dell’esperimento. Dell’esperimento come innovazione, oltre che come ipotesi:  “vedere per prevedere”, si dirà più tardi. Esponente della dinamica società borghese fiorentina, come lo inquadra il biografo più fedele, Antonio Banfi, Galileo voleva “un sapere fatto di concrete esperienze,  di dottrine tecnicamente provate, anzi fiorite dalla tecnica stessa… Tecnica vuol dire coscienza della struttura obiettiva dei corpi, dei rapporti di connessione e di dipendenza tra i fenomeni”.
La teoria dell’ignoranza, della cospirazione del Maligno, Popper vuole speculare all’ottimismo della verità. Forse l’ottimismo di Galileo non è “vero” ma, dice Popper, la concezione che “la verità può forse essere velata, ma può rivelarsi” promosse “il più grande movimento di liberazione” dell’umanità: “La cosa più strana di tutta questa storia è il fatto che questa falsa epistemologia è stata la fonte maggiore d’ispirazione di una rivoluzione intellettuale e morale che non trova riscontro  nella storia. Incoraggiò gli uomini a pensare da soli; diede loro la speranza di poter liberare dalla miseria se stessi e gli altri grazie alla conoscenza. Rese possibile la scienza moderna.  Divenne la base della lotta contro la censura e la soppressione del libero pensiero.  Divenne la base della coscienza non conformistica, dell’individualismo e di un nuovo senso della dignità umana; dell’esigenza dell’educazione universale, di un nuovo sogno di una società libera”.

Realismo – Deve sopravvivere alla battuta di Kierkegaard al ricordo delle lezioni di Schelling a Berlino, da cui tanto si aspettava e tanto invece lo delusero:  “Quello che i filosofi dicono della realtà spesso è deludente. Come quando da un rigattiere si legge un’insegna con su scritto: «Qui si stira». Se si andasse a fare stirare il proprio abito si resterebbe delusi, perché l’insegna è semplicemente in vendita”.

Tempo – La stazionarietà è impossibile. Impensabile. Non auspicabile. E tuttavia: La storia è agli inizi, ancora corriamo, dopo il Big Bang nel tempo non tempo. Sessantacinque milioni di anni fa c’erano i dinosauri, gli esseri umani solo cinque milioni di anni fa, l’homo sapiens appena duecentomila anni fa.
Ma senza una scansione temporale la storia in realtà non è evolutiva. Se non per gli utensili che si fabbrica,  come in surplace.

Tolleranza – È anticristiana (sant’Ambrogio, “Contro Simmaco”) oppure cristiana ( Cusano, “La verità della fede”)?  È cristiano l’individuo – il Crocefisso riporta Dio dentro ognuno. È cristiano san Paolo, il sovversivo, nelle lettere alle chiese che via via fonda, che critica le burocrazie, il gregarismo, i “principati e potestà”.   Sono cristiani i diritti soggettivi, seppure tardi, dei canonisti dell’anno Mille. È anzi chiesastico tutto l’armamentario del costituzionalismo, la rappresentanza, il corpo elettorale, l’eleggibilità, il corpo sociale (il contratto di Rousseau).

zeulig@antiit.eu

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