domenica 12 ottobre 2014

Secondi pensieri - 191

zeulig

Dio - È la differenza tra pensare e non pensare.
Riconoscerlo è atto d’orgoglio, e dunque peccato? La raccomandazione è che non ne parliamo tanto.

Funerale – Sono “un rito contro”, dice Marino Niola delle cerimonie imbastite a Napoli e dintorni dai coetanei attorno alla morte, in luoghi e circostanze diverse, di tre giovani, tra coreografie, slogan, striscioni, felpe, tee-shirt, palloncini. Sono anche l’esternazione visiva del legame intimo tra il rito e la politica, l’agire per uno scopo. Che le mafie confermano, essendosi impossessate in almeno due dei casi di Napoli, e in altri casi noti in Calabria, di tutto o parte del rituale per loro fini di vendetta o di confermazione.
I gesuiti furono a lungo maestri, secondo la denuncia documentata di Gioberti, dell’arte di impossessarsi del morto, anche se nemico, a fini di confermazione – pratica poi sovietica, e del Pci, di Togliatti e di Berlinguer. È il rito che più scopertamente si lega al potere, come rappresentazione-comunicazione: un messaggio e non un atto di dolore, di elaborazione del lutto.  

Natura - Non c’è il “ritorno alla terra”, è un mito. Destina all’isolamento, di fronte alla stessa natura, mai complice. Alla follia – la natura non risponde. O alle seconde case. Anche in forma di garçonnière, castelletto, buen retiro, capanno sull’albero. Incrementatore della felicità (soddisfazione) personale, dell’uomo-costruttore di case – in appartamento non si può, l’umo vi sta cole il cane, in gabbia. E del reddito locale – della riconoscenza. Ma sempre urbano, con aria condizionata e flit

Morale - È l’ordine, una forma di. Cioè la quiete, cioè lo stato fisico della morte. Ed esclusione.
Non c’è ordine senza vittime – esclusi – ma quella della morale è un’esclusione totale:  la legge tempra la pena, legandola a stadi del delitto.
Quant’è morale la morale?

Norma - È sfuggente (alterabile, contingente) perché è conservativa: non ciò che dovrà essere ma ciò che è stato. Quella innovativa è la tradizione recente, la tendenza. La sua razionalità interna è statistica, e storica. E vuole un esame-riesame costante della storia. Con ponderazioni peraltro variabili.
È debole perché non ha altro potere se non esterno. E nel caso della norma giuridica (Kelsen) solo la violenza.

Opinione pubblica – Nell’allegoria marina del potere politico, “La Repubblica”, libro sesto, V, Platone argomenta che “senza genuina e valida filosofia” nel governo degli Stati non ci sarà mai “una tregua di mali”. Ma anche che “non è naturale che sia il pilota a chiedere ai marinai di essere governati da lui” - pilota è il filosofo al potere, i marinai il popolo. L’opinione si vuole d’élite, “formata” cioè, e non pubblica.

La prima opinione è in Parmenide, ed è la non-verità: è il non-essere, “notte oscura d’aspetto denso e pesante”. Protagora, diatribico incontinente, ne farà il modo di esprimersi del soggettivismo, per cui tutto è ugualmente vero e ugualmente falso. Un sofisma, ma Protagora ha echi ricorrenti, anche se distratti, fra i massimi operatori dell’opinione pubblica. Parmenide aveva però messo un paletto: di fronte all’inconveniente di una cosa – l’opinione – la cui essenza fosse il non essere, aveva detto che l’opinione è “una forma” della verità. Non riducibile – e qui presagisce l’opinione pubblica – al tronco immutabile dell’essere-verità: è uno scarto del giudizio (sarà il dissenso), che, passando attraverso il fluttuare delle sensazioni e delle opinioni contingenti, sedimenta in un ammasso che supera l’interesse dei singoli e l’utile immediato.

È un fatto psicologico, quindi con sedimentazioni profonde, intrecciate, poco esplorabili. È però passibile di riscontro quantitativo se ridotta alla sua manifestarne politica. La rappresentazione della politica, o la politica secondo i media, è – dovrebbe essere – la politica: dal voto ai valori e le aspettative collettive. Se ogni fenomeno può venire ridotto senza residui pesanti alla sua rappresentazione, la politica è il fenomeno che maggiormente si identifica con la sua apparenza.

Max Weber sosteneva che l’opinione pubblica è la stampa (“Per una sociologia della stampa quotidiana”), e la stampa è il mondo moderno: “Cancellate la stampa dalla vostra memoria e pensate a ciò che la vita moderna sarebbe senza il tipo di pubblica opinione creato dalla stampa”. E ora?

Santità – Sante e streghe si somigliano, le loro esperienze per molti aspetti affini. Male e bene in esse si equivalgono, se non per circostanze esterne e minori, soprattutto l’ignoranza e la povertà - le sante nate in famiglie povere sono recenti, a meno che non fossero “semplici”, cioè matte. Ciò per non vale per i santi, per i quali il male è il male, e il bene, tutto sommato, il bene.
La differenza sta probabilmente nel fatto che la santità maschile si realizza nel mondo, con le opere, mentre quella femminile è psicologica, introiettiva (visioni, macerazioni, rifiuti). Ma tanto più, allora, per essere il quesito così assolutizzato: c’è un’indifferenza femminile tra dio e demonio? Indifferenza storica, naturalmente, non genetica.

zeulig@antiit.eu

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