Non
sono le riforme, o le mancate riforme, né le questioni di bilancio a mettere l’Italia
sotto tiro. È la prima conclusione di palazzo Chigi alla piccola tempesta in
corso. Una constatazione più che altro. Forse ovvia ma preoccupante.
Più
che una piccola tempesta, si tratterebbe di un preannuncio di tempesta. Si
attaccano le banche, che sono ben difese, avendo di mira di nuovo i conti
pubblici e il governo. Anche questa si reputa una constatazione, seppure senza
pezze d’appoggio. Altro fatto certo è che dietro l’attacco c’è l’asse Berlino-Francoforte,
Merkel-Draghi. Con un blocco antigoverno tutto italiano, per comodità definito
filotedesco, come già nel 2011. Col contributo di parte del Pd, il partito del
presidente del consiglio – come già nel 2011 (Fini, Alfano). Che fa perno sul
no alle riforme, come nel 2011. Un blocco contrario al “partito tedesco”, ma
utilmente concorrente a indebolire o cassare il governo..
L’esito
dell’analisi è incerto. Lo sbocco più ovvio, che Renzi recuperi la dissidenza
interna, isolando il “partito filotedesco” almeno nell’opinione, è contestato
sia dal presidente del consiglio sia dai suoi consiglieri: la sola forza in
questa fase, anche elettorale, del Pd e del governo sono le riforme (più
lavoro, meno tasse, migliore gestione della cosa pubblica). L’unico sbocco che
s’intravede possibile è per ora quello internazionale, il più arduo:
ristabilire l’equilibrio in sede Ue.
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