C’è
soprattutto perplessità, tra i renziani e gli anrirenziani nel Pd, sulla
decisione di Renzi di dichiarare decaduta la piccola intesa con Berlusconi. Il
governo, che non ha la maggioranza al Senato, non può pensare di assicurarsela
con Grillo. Non per le riforme, e nemmeno per l’ordinaria amministrazione. E
dunque?
Se
non si sa il vero motivo del cambio improvviso di rotta, se ne danno però ragioni
plausibili. Ragioni cioè in favore di un voto anticipato. In primavera ci sarà
l’attesa inversione dell’economia, che per la prima volta dopo molti trimestri avrà
il segno positivo. Una campagna elettorale all’insegna della ripresa è
sicuramente vincente. Ma più pesano le ragioni interne di partito.
Renzi
ha già detto a molti che è rimasto sorpreso dagli echi della campagna
antigoverno all’interno del Pd. Compreso l’improvviso risveglio di molte
Procure contro gli uomini nuovi del Pd. Si aspettava un’opposizione, ma non un’opposizione
in linea con l’opposizione. Cioè, a suo modo di vedere, suicida: di un partito
che poteva stravincere e invece si vuole prigioniero di ras e caudillos, di
piccoli feudi.
L’esito
delle primarie in Calabria e in Emilia lo aveva spaventato. Ma di più temerebbe quello
che si preannuncia nelle prossime settimane nelle regioni dove si voterà in
primavera: i nemici interni non oppongono argomenti ma costruiscono ragnatele letali
– in Calabria, fra i 100 mila delle primarie, molti sono stati voti di vecchi arnesi del centro e della
destra. .
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