Uno
Stato palestinese, contro le tergiversazioni di Netanyahu, e una politica di
buon vicinato con la Russia. Che la Ue abbia, o voglia, una politica estera e
di difesa? Dopo averla osteggiata per un decennio, la Germania unitamente alla
Francia e alla Gran Bretagna. Sarebbe una novità non da poco, di peso politico
non inferiore alle convulsioni della politica di bilancio e monetaria, bisogna
aspettare per vedere.
Mogherini
non è sola. Angela Merkel è anche lei contro la politica aggressiva antirussa, di
cui elenca preoccupata i troppi fronti: Ucraina, Moldavia, Georgia e “i Balcani
occidentali”, tra Bosnia e Skropska. Non
è un allarme eccessivo. Che la Bosnia islamica sia schierata col militantismo
antioccidentale non è dirimente. Non con gli Usa, apparentemente, e nemmeno con
Francia e Gran Bretagna. Il fronte dell’“armiamoci e partite” delle tante guerre
che ha scatenato ultimamente, in Libia, Siria e Ucraina, e l’Europa ha pagato e
paga – oltre naturalmente a quello che pagano gli ucraini, i libici e i
siriani. Il fronte degli arsenali da guerra da smaltire, e dell’industria bellica
di alimentare.Se Mogherini dura
Mogherini, se dura, avrà anche modo di riscontrare che non c’e una singola azione che gli Usa abbiano intrapreso dopo la caduta del Muro, che non abbia danneggiato l’Europa. Tutti i fronti aperti sono europei, e nelle aree limitrofe in paesi di primaria importanza per l’Europa, dalle guerre del Golfo a quelle dei Balcani e alle primavere arabe. Per le fonti di energia, per il contagio terroristico, per la tratta degli immigrati. Anzi, ancora prima del 1989, già dal 1973: la cosiddetta guerra del petrolio mise in ginocchio l’Europa e risollevò l’economia americana, reduce dall'inconvertivbilità del dollaro, quansi una dichiarazone di insolvenza. Una “guerra” scatenata dall’Arabia Saudita e dall’Iran, allora anch’esso suddito fedele degli Stati Uniti. Contro la “Fortezza Europa”, di cui il conio è americano.
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