mercoledì 19 novembre 2014

Il matriarcato è un sogno

È la riedizione della scelta operata da Maria Piera Candotti vent’anni fa, in chiave femminista, nella congerie di rifacimenti e ampliamenti cui Frazer sottopose il suo opus magnum. Per dire, paradossalmente, che il matriarcato non esiste. È un’evoluzione, ammette lo studioso, dal comunismo sessuale primitivo, ma niente più. Ricorda alcuni casi, delle isole Pelew, e della tribù dei Khasi, nel Malayam, provincia nord-orientale dell’India, entro l’Assam. Che ripetono le strutture note dell’Egitto dei faraoni: clan esogamici matrilineari, la madre sola proprietaria, eredità avunculare, le antenate privilegiate nei culti sugli antenati, divinità femminili a protezione della casa, culti e profetismi femminili. Ma è e resta maschilista.
Questi casi Frazer registra come rarità. La “regola generale” è che “la società è stata in passato e – poiché non muta l’umana natura – sarà con ogni verosimiglianza anche in futuro governata soprattutto dalla forza maschile e dall’intelligenza maschile”. Ci sono eccezioni, ma “la teoria di una ginecocrazia è davvero un sogno di visionari e pedanti”. La stessa predominanza di divinità femminili, tra i Khasi e altrove, è creazione maschile: le grandi religioni sono creazioni maschili.
Si può dargliene credito considerando le sopravvivenze, a Bagnara in Calabria, nella Sardegna barbaricina, nello stesso progressista stato indiano del Kerala, oggi come un secolo fa nelle ricerche di Paul Lafargue, tra i Nair. Ma questa fenomenologia, sociale più che religiosa, non è nelle corde di Frazer. La curatrice ha estratto questi testi dall’edizione 1907-1912, la terza, in dodici volumi, del “Ramo d’oro”, più il supplemento aggiunto nel 1937. Sono testi che non si trovano tradotti nell’edizione ridotta, approntata da Frazer nel 1922, e poi servita per le traduzioni. In italiano si edita sempre quella dell’editore romano Stock del 1925, opera di Lauro de Bosis, lo scrittore che insegnava italianistica a Harvard, dove è ricordato con una cattedra, e morirà nel 1931 a trentanni nel mare della Corsica, inseguito dagli areei di Balbo, dopo un volo-beffa su Roma con lancio di manifestini antifascisti. L’edizione Stock sarà ripresa da Pavese nel 1950 per Einaudi, e dal 1965 da Boringhieri. Questa edizione mette insieme pagine tratte dal secondo volume dell’edizione integrale, “Adonis, Attis, Osiris”, quarta parte, e dal supplemento del 1937.  
Di più questa scelta dice indirettamente su Frazer. Lo studioso scozzese è più una figura di autodidatta. Alla maniera dei grandi repertoristi americani di quegli anni, quali Charles Lea (celibato dei preti, confessione obbligatoria, inquisizione), Alexander Del Mar (storico e critico della economia), James Ford Rhodes, specie diffusa tra fine Ottocento e primo Novecento. Mauss, Lévi-Srauss e Wittgenstein ne fanno un “letterato”, uno convincente. A prescindere dalla verità di ciò che assume.
James G.Frazer, Matriarcato e dee-madri, Mimesis, pp. 98 € 5,90

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