lunedì 17 novembre 2014

Il mondo com'è (195)

astolfo

Aggiornamento – È sessuale. Papa Bergoglio si è fatto rinchiudere anche lui nella gabbia del sesso. Che non gli pertiene , forse neppure in confessionale, se il peccato è trasgredire i comandamenti. Come gli altri papi innovatori delle costituzioni ecclesiastiche, Benedetto XVI e Paolo VI, anch’essi vittime volontarie dell’ossessione del sesso: papa Montini inciampò nella contraccezione, papa Ratzinger nella pedofilia, ora Francesco nella sodomia. La spiritualità confondendo, e in definitiva il vero aggiornamento, con l’opinione pubblica, che per natura è  volubile, pettegola e anche beffarda. I due buoni papi che la chiesa ha avuto dopo la guerra – dopo Pio XII, il papa della guerra – se ne sono fregati: Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II, intenti a rivoluzionare la chiesa nel dominio della chiesa, l’ecumenismo, il dialogo. Dopotutto la generazione è opera della lussuria. Con gli altri è come se il celibato fosse una fissazione e una tentazione.
Sul sesso, è vero, è da tempo che la chiesa incespica. Pur avendo dentro di sé gli anticorpi. L’abate Gioberti a metà Ottocento, che fu primo ministro dei Savoia e  voleva il matrimonio civile, o don Sturzo un secolo dopo. Volere la modernità e inciampare nel sesso è una contraddizione e un’assurdità, ma s’intende una questione di potere, malcelata.

Burocrazia  - È quella del Piemonte, devastata, devastante, attraverso cui si compì rapidamente dopo l’unità la  “conquista regia”. L’8 febbraio 1865 il sacerdote, poeta e patriota Vincenzo Padula poteva scrivere sul suo giornale “Il Bruzio”: “Siccome il governo fa tutto, e dà le norme di tutto con sterminati regolamenti (e gli stampati finora in Torino potrebbero coprire la superficie della terra), è chiaro che nei governi accentratori impiegato non sia più che uno spedizioniere. Di qui, creduto non necessario l’ingegno in chi non l’ha, dannato lo impiegato ai lavori materiali, a lavori di esecuzione, che il fanno bieta se nacque pieno d’ingegno e cavolo se nacque bieta,  l’opinione invalsa che ad esercitare un impiego basti qualunque uomo”. Con disprezzo del burocrate, e il malcontento del burocrate stesso.
Era chiaro anche l’altro aspetto, la burocrazia pletorica, costosa, inefficiente: “L’enorme numero degl’impiegati poi, oltre il dispendio incredibile che partorisce all’erario, produce il pessimo effetto di dare all’amministrazione un’aria di pedanteria, perché egli è evidente che a scusare la loro esistenza si sono dovuti separare uffizii inseparabili, e ridurre ciascuno ad un tritume di pratiche , e con perdita di tempo, di denaro e di ordine affidare a quattro ciò che meglio sarebbe andato fatto da uno solo”.

Europa-Usa – È una relazione privilegiata all’apparenza e di costante concorrenza, se non ostilità ,di fatto. Prosegue dal lato europeo nel quadro dell’interdipendenza che reggeva la guerra fredda. Di alleanza stretta contro un mondo radicalmente ostile. Mentre gli Usa se ne sono sganciati a partire dal 1973, nel quadro della multipolarità di Kissinger, che introduceva altre sponde nello scacchiere internazionale. Di cui i primi esiti furono la guerra del Kippur, che prese Israele di sorpresa, e la concomitante guerra del petrolio, a opera dell’Iran dello scià e dell’Arabia Saudita, i due paesi mediorientali più legati a Washington. Per agganciare il nazionalismo arabo e islamico, e mettere a nudo l’Europa, petrolio dipendente. Lo stesso poi per i diritti civili e umanitari. Per la globalizzazione, che si è fatta lungo l’asse Usa-Cina. Per il nazionalismo antirusso nell’Europa orientale e fin nel il Caucaso: tante guerre sono state  sono impiantate all’interno proprio dell’Europa. Per l’islam radicale in tutto il Medio Oriente e il Nord Africa fino all’Algeria, ormai da trentacinque anni, un mondo che è la frontiera dell’Europa.  Il tutto, sempre, a iniziativa e con il patrocinio Usa.

All’Apec di Pechino, il forum dei paesi del Pacifico, si è deciso che la Russia che avrà un’area di libero scambio con gli Usa come potenza asiatica. Perché la Ue non le consente di restare in Europa? O meglio, non sa di non consentirlo, ma fa quello che gli Usa le dicono di fare.

Marx – La vera biografia resta da fare, che pure è semplice. Marx era uno che capiva una diecina di lingue, corrispondeva con migliaia di persone, leggeva i giornali di tutto il mondo. E non ha mai fatto la fila per il burro, benché disoccupato.
Si è cos detto tutto. Si può aggiungere che fu marxianamente figlio del tempo, gli anni fra il 1851 e il 1862, quando rintanato nella biblioteca al British Museum ponzò i quattrocento articoli per la New York Tribune e la New American Cyclopedia e la critica dell’economia, mentre i tribunali disgregavano il comunismo e la corsa alla ricchezza subentrava con la pace alla scoperta dell’oro in California.
Non fu marxiano, però, per il lavoro. Non solo in Ford alla fine, e in Owen all’inizio, ma nella Cadbury, alla Rowntree e in ogni altra azienda quacchera, in molte società cattoliche e in quelle socialiste del mutuo soccorso, l’Ottocento ricorreva al lavoro per migliorare l’igiene e l’istruzione, o il rispetto di sé. Finché il lavoro non fu disseccato nel plusvalore. Di cui le critiche presto erano emerse con Eduard Bernstein, e poi con Rosa Luxemburg, semplici, Marx le avrebbe sottoscritte: il moderno proletario è sempre povero ma non pauperizzato, la crescita della ricchezza non viene con la diminuzione del numero dei capitalisti ma con la loro moltiplicazione – si potrebbe fare un partito di massa dei ricchi, non fossero tanto ricchi da farsi passare per poveri. E lo slogan “i proletari non hanno padri” non è vero, purtroppo. Ma questo era contro l’interesse del Partito a farsi Stato.
Non fu però buon politico: collerico, fazioso, dispettoso. Non un agitatore, era un pantofolaio. Ma era cattivo politico perché era cattivo comunista.

Mediterraneo – È la riprova che l’imperialismo è volontario – una forma di servitù volontaria. In larga misura e nella sua essenza: convince prima di opprimere.
È stato da tempo svuotato a favore del Nord Europa. Se Dante è tedesco – quando non è islamico. La pittura italiana origina dalla fiamminga e anzi la copia. La scoperta dell’America è vichinga – quando non è islamica, anch’essa. E anche l’umanesimo, chissà: non erano Petrarca e soci che andavano in cerca di Platone ma i conventi tedeschi che li conservavano, e magari glieli nascondevano, agli italiani predatori, per meglio conservarli. Del resto non è da oggi che la Germania incarna la Grecia – che anch’essa è venuta dal Nord, dorica e “ariana”.
Lo svuotamento non avviene con la forza, ma con la persuasione – con la forza delle cose. Si vede nei due paesi che sono allo stesso tempo mediterranei e atlantici, o continentali, Francia e Spagna. Per i quali il Mediterraneo è politicamente, territorialmente, e socialmente inesistente, quando non è un danno. Se la Catalogna si staccherà dalla Castiglia, la Castiglia ne sarà al fondo contenta. La Catalogna che peraltro è, con le Baleari, una dépendance, immobiliare e di affari, della Germania
Ora il Mediterraneo viene riempito di profughi e assassini, nel nome del’islam e della riconquista. È una legge fisica: il vuoto si riempie. Ma quanti quisling: non si può dire che il Mediterraneo sia stato o sia coartato: è stato ed è volentieri gregario. Si vede nella crisi economica. Si vede nell’uso delle macchine – ah, le macchine tedesche, che vogliono sempre assistenza.

Neoguelfismo – È ancora arretrato rispetto al “Rinnovamento” dell’abate Gioberti: avversione ai concordati, separazione assoluta delle giurisdizioni laica ed ecclesiastica, matrimoni civili, istruzione pubblica, riscatto della manimorte, nessuna sovranità, né di Stato né di territorio, al papa, con vantaggio per la sua autorità morale e spirituale.
O al Capecelatro, arcivescovo di Taranto, intellettuale napoletano giansenista, ma di etica epicurea più che rigorista. Che propugnava un’istruzione laica e liberale, e polemizzava contro il celibato ecclesiastico, la censura (inquisizione), la clausura, l’infallibilità e l’assolutismo pontifici.

Plebiscitarismo – “Il guaio è la carenza, non l’eccesso, di leadership”, lamenta bene Michele Salvati su “Lettura” ieri. Il plebiscitarismo ha moltiplicato la mediocrità - arrivismo, pressapochismo: dal sindaco di Roma Marino allo stesso Grillo.

astolfo@antiit.eu

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