Ha
detto verità scomode mercoledì l’onesto Trichet a Firenze, rispondendo a
Ferruccio de Bortoli, che lo intervistava per l’Osservatorio giovani-editori. Il
processore di Draghi a Francoforte ha spiegato che la Bce può comprare titoli
di Stato, e lo ha già fatto, e ha negato di avere auto pressioni a metà 2011
per mettere sotto pressione l’Italia – ma lo nega confermando. Omesse dalle
cronache, le due affermazioni sono leggibili ora in redazione (quasi)
integrale.
“Non ci sono impedimenti” all’acquisto Bce di titoli di Stato, e “lo può
fare se necessario per generare stabilità dei prezzi”. Cioè, ora, contro la
deflazione. “Quando ero presidente abbiamo acquistato titoli di stato. Questo
nel rispetto del trattato e secondo il mandato ricevuto. E lo abbiamo dovuto
fare perché ce c’era bisogno di stare attenti a questi acquisti”, di monitorare
il mercato dei titoli pubblici.
“Senza
indugi”, si affanna poi a ripetere, la Bce decise a luglio di scrivere ai
governi italiano e spagnolo, “senza discussioni o qui pro quo”, “senza trattative”.
Come a dire che la cosa era voluta, ma non dice da chi. Le lettere mettevano in
guardia contro la speculazione: “L’euro di per sé, come valuta, non è mai stato
messo in dubbio”, ma l’eurozona sì, “da osservatori esterni, amici”.
Trichet
riconosce indirettamente anche che la Bce non funzionava, la politica monetaria
dell’euro: “A livello di eurozona avevamo il 40 per cento del Pil che non funzionava
bene e in questa situazione fuori dal comune era necessario correggere il fatto
che la trasmissione della politica monetaria non funzionava”. Non esisteva.
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