Senza
scandalo, anzi celebrandolo, si pubblica l’asse bancario Londra-Berlino alla base
degli stress test. L’asse delle
banche d’affari, o della speculazione, rispetto alle banche di credito. Anche
se fa dell’Europa il centro della speculazione finanziaria, e ne mette a
rischio presente e futuro: business is
business, e non c’è altro verbo.
Il
quadro si delinea anzi ogni giorno con presunzione. Mancano le rivendicazioni
di correità, delle autorità bancarie centrali, a cominciare dalla Banca
centrale europea. Ma è probabile non ci verranno risparmiate, neanche esse – un
Draghi si accontenterà di fare il presidente della Bce, non vorrà la Goldmann
Sachs, o la Deutsche Bank?
Si
susseguono le scoperte – ma forse sono esibizioni – delle finalità speculative
degli stress test. Degli scenari
apocalittici su cui sono stati confrontati gli asset delle banche italiane, e di quelli estremamente positivi proposti
alle banche francesi o spagnole. Della capitalizzazione – in cui eccellono le
banche italiane – tenuta in nessun conto. E della penalizzazione imposta alle
banche esposte sul credito, alle imprese e alla famiglie. A fronte del privilegio
accordato alle banche impegnate sui futures
e i derivati, sulla speculazione, alle quali semplicemente non si richiede
capitalizzazione: il rapporto rischi attivi, risk weighetd assets, semplicemente è reputato quasi inesistente, rispetto
ai crediti insoluti o insolubili.
Com’è
possibile? Questo è la funzione e l’abilità specifica di Draghi. L’effetto è
che Deutsche Bank, esposta sui mercati speculativi per poco meno del pil italiano,
è di gran lunga più affidabile di Banca Intesa, la migliore banca italiana, che
fa quasi esclusivamente credito.
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