Lucia è una
cocotte: bellezza di provincia, parla
francese e non si nega a nessuno tranne che a Renzo. Renzo va in Cinquecento,
don Rodrigo in Chrysler – profetico? La monaca di Monza, naturalmente lasciva,
è soprattutto lesbica. Don Abbondio tresca con la Perpetua e converte i Bot in
Prestito del Littorio.
Una parodia
meglio riuscita delle tante, anche se irrelata all’autore e alla stessa storia
originale e inutile. Ma una goliardata, e una storia da Guido da Verona
sbrodolata, di caricature. Più sostenuta dei cabaret che se ne sono tratti, ma
anche più lunga.
Questo Guido
da Verona si segnala per il contorno politico, che ne fa, nolente, una vittima
del fascismo. Pubblicato nel 1929, il romanzetto fu ritenuto un insulto a
Manzoni e al fascismo. Fu sequestrato e inviato al macero. Ci furono assalti
alle librerie e copie bruciate in strada. L’autore fu insultato e malmenato
mentre a Milano passeggiava in Galleria con l’editore Dall’Oglio.
Guido da
Verona, I promessi sposi, Barbera,
remainders, pp. 286 € 5,95
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