Una memoria familiare e una storia
emblematica del Risorgimento che si vuole cancellare. Partendo da minime tracce
familiari, Enrico Padula, diplomatico, ricostruisce la vicenda di vita e
politica del prozio Vincenzo, sacerdote e garibaldino, e del bisnonno suo fratello.
Con altri antenati Padula, fratelli del trisavolo, Mario, un altro sacerdote, e
Michele, ufficiale della Guardia nazionale, anche loro protagonisti e vittime dei
moti di libertà e patriottici nel Regno di Napoli, a Montemurro, luogo di
origine della famiglia – Mario condannato a 19 anni a Nisida, Michele morto nel
carcere napoletano della Vicarìa poco dopo l’arresto, nel 1852. Una storia
senza storia – momenti,targhe, ricostruzioni – e tuttavia avvenuta.
Il trisavolo Maurizio si era trasferito
per matrimonio a Padula, luogo del nome, e si era tenuto fuori dai fervori
politici. Non così i suoi figli. Vincenzo, il prete, partito con Garibaldi in
Sicilia, morirà a Milazzo. Filomeno, accorso a Milazzo per aiutare il fratello
ferito, ne onorerà la memoria impegnandosi subito dopo l’unità nella lotta al brigantaggio.
Una storia vera anche perché non
apologetica. Singolare la lettura della spedizione di Carlo Pisacane a Sapri,
cioè nella stessa valle di Diano dominata da Padula. Dal paese per la posizione
geografica ma soprattutto, ancora a metà Ottocento, dalla sua Certosa, grande feudataria
malgrado le soppressioni napoleoniche.
La spedizione di Pisacane, rodroma di quella dei Mille ma organizzata a Napoli,
fu velleitaria – ben diversa sarà tre anni dopo la spedizione di Garibaldi e
Cavour.
Enrico Padula, Vincenzo e Filomeno Padula. Due
fratelli nel Risorgimento italiano, Rubbettino, pp. 236 € 13
Nessun commento:
Posta un commento