domenica 2 novembre 2014

Preti, patrioti, garibaldini

Una memoria familiare e una storia emblematica del Risorgimento che si vuole cancellare. Partendo da minime tracce familiari, Enrico Padula, diplomatico, ricostruisce la vicenda di vita e politica del prozio Vincenzo, sacerdote e garibaldino, e del bisnonno suo fratello. Con altri antenati Padula, fratelli del trisavolo, Mario, un altro sacerdote, e Michele, ufficiale della Guardia nazionale, anche loro protagonisti e vittime dei moti di libertà e patriottici nel Regno di Napoli, a Montemurro, luogo di origine della famiglia – Mario condannato a 19 anni a Nisida, Michele morto nel carcere napoletano della Vicarìa poco dopo l’arresto, nel 1852. Una storia senza storia – momenti,targhe, ricostruzioni – e tuttavia avvenuta.
Il trisavolo Maurizio si era trasferito per matrimonio a Padula, luogo del nome, e si era tenuto fuori dai fervori politici. Non così i suoi figli. Vincenzo, il prete, partito con Garibaldi in Sicilia, morirà a Milazzo. Filomeno, accorso a Milazzo per aiutare il fratello ferito, ne onorerà la memoria impegnandosi subito dopo l’unità nella lotta al brigantaggio.
Una storia vera anche perché non apologetica. Singolare la lettura della spedizione di Carlo Pisacane a Sapri, cioè nella stessa valle di Diano dominata da Padula. Dal paese per la posizione geografica ma soprattutto, ancora a metà Ottocento, dalla sua Certosa, grande feudataria malgrado  le soppressioni napoleoniche. La spedizione di Pisacane, rodroma di quella dei Mille ma organizzata a Napoli, fu velleitaria – ben diversa sarà tre anni dopo la spedizione di Garibaldi e Cavour.
Enrico Padula, Vincenzo e Filomeno Padula. Due fratelli nel Risorgimento italiano, Rubbettino, pp. 236 € 13

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