Sembrava
Fanfani ma è solo Andreotti. Cambia con gli umori la genealogia di Renzi –
fermo restando che sempre un fiero democristiano è. L’uomo del fare di Crozza
si manifesta da qualche tempo sempre più solo, e temporeggiatore. Ringhia ma
non morde. Farebbe bene un lupo solitario, si dice, se non fosse andreottiano:
angustiato, complessato, solo apparentemente freddo.
Con
le ovvie distinzioni. Renzi non ha avuto il padrinato di un De Gasperi, e non
frequenta il Vaticano. Neanche da cinico, quale Andreotti si professava. Ed è
pubblico più che riservato. Ma si rivela sempre più solo, e allo stesso modo,
dispettoso. Anche rispetto ai collaboratori, che preferisce di mezza tacca. Nel
partito di cui pure ha in qualche modo il controllo vivendo effettivamente da
lupo solitario. Sfidato da ogni bordo. Mai apertamente ma sempre, sulle questioni
grandi e sulle piccole, e insidiosamente. Che il proprio partito governa
dialogando con le opposizioni. E anche al governo, con tutti quei ministri a due dimensioni. Con Gentiloni, dopo Mogherini, agli Esteri, uno che nel suo curriculum ha solo l’ufficio stampa di Rutelli sindaco, e una che non ha neanche quello. O alla Difesa una Pinotti che quando si candidò a sindaco di Genova arrivò terza di tre, con un curriculum fermo a capo scout. E candidatre fa circolare quasi sprezzanti al Quirinale, lo stesso Gentiloni, la stessa Pinotti, Chiamparino, Padoan, Delrio...
Un’altra
differenza sarebbe che Renzi non sta nella Dc ma nel Pd. Ma questo non è dirimente,
il Pd è una copia della Dc, divisa, attendista, conservatrice.
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