Una celebrazione del
centocinquantenario dell’Internazionale, con gli atti costitutivi
dell’assemblea, il 28 settembre 1864 nella londinese St.Martin’s Hall, di
duemila lavoratori britannici. Con l’indirizzo inaugurale e gli statuti
dell’Associazione redatti da Marx tra il 21 e il 27 ottobre. In chiave tradeunionista più che rivoluzionaria:
“L’emancipazione della classe operaia dev’essere opera della classe operaia
stessa”.
Di Marx si tenta un
recupero in chiave illuministico-liberale. Un terreno di coltura che
evidentemente c’era, ma è alla radice del marxismo messianico che si vorrebbe
esorcizzare dopo l’esperienza sovietica, e quella in corso nella Corea del
Nord, in Cina, a Cuba, e nei regimi islamici che vi si modellano. Marx redigerà
anche le risoluzioni del primo congresso dell’Internazionale, nel 1868,
d’impronta più collettivistica. Ma il radicale del liberalismo è l’anarchia, e questa
è la cultura, la simpatia anche di Marx. Coniugata con la smania di
assolutizzare – che è tutto il suo hegelismo.
Per
cultori ma a rischio oleografia. La Prima Internazionale fu rissosa –
Marx era l’“ebreo tedesco” per Bakunin.
Marcello Muso (a cura
di), Prima Internazionale. Lavoratori di
tutto il mondo, unitevi!, Donzelli, pp. XIV-256 € 25
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