sabato 8 novembre 2014

Se Marx era un laburista, quasi un liberale

Una celebrazione del centocinquantenario dell’Internazionale, con gli atti costitutivi dell’assemblea, il 28 settembre 1864 nella londinese St.Martin’s Hall, di duemila lavoratori britannici. Con l’indirizzo inaugurale e gli statuti dell’Associazione redatti da Marx tra il 21 e il 27 ottobre.  In chiave tradeunionista più che rivoluzionaria: “L’emancipazione della classe operaia dev’essere opera della classe operaia stessa”.
Di Marx si tenta un recupero in chiave illuministico-liberale. Un terreno di coltura che evidentemente c’era, ma è alla radice del marxismo messianico che si vorrebbe esorcizzare dopo l’esperienza sovietica, e quella in corso nella Corea del Nord, in Cina, a Cuba, e nei regimi islamici che vi si modellano. Marx redigerà anche le risoluzioni del primo congresso dell’Internazionale, nel 1868, d’impronta più collettivistica. Ma il radicale del liberalismo è l’anarchia, e questa è la cultura, la simpatia anche di Marx. Coniugata con la smania di assolutizzare – che è tutto il suo hegelismo.  
Per cultori ma a rischio oleografia. La Prima Internazionale fu rissosa – Marx era l’“ebreo tedesco” per Bakunin.
Marcello Muso (a cura di), Prima Internazionale. Lavoratori di tutto il mondo, unitevi!, Donzelli, pp. XIV-256 € 25

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