Accumulazione
– C’è sempre stata,
l’origine del capitalismo è – è stata – una falsa esercitazione, ideologica. È
parte dell’evoluzione.
Il
capitalismo c’è sempre stato,
anche in Asia, in Perù e perfino in Africa: sempre lo scambio lascia qualcosa
da parte, l’hanno sempre saputo gli antropologi, che vanamente utopizzano il potlach, il dono senza residui.
La passione ha fatto velo a Marx su una verità evidente: il suo capitalismo, la
superiorità dell’Europa dell’Ottocento, è proprio il salario. Il lavoro
salariato per tutti, indotto dalla meccanica – che Ford coerente porterà
all’estremo di non rifiutare il lavoro a nessuno. Il salario che si riproduce
coi consumi più che coi profitti.
Anima - Senza il
corpo non può né agire né sentire, nota Leonardo.
Non ha
nemmeno nome, né fisionomia: l’anima non può essere che la persona,
l’indistinto individualizzato. L’anima è l’individuo.
Aristotele - È biologo,
nell’ultima incarnazione – in quella anglosassone da una cinquantina d’anni.il biological turn. Dopo quello logico,
quello metafisico, e quello ermeneutico, di Eco e la semiologia. I trattati
zoologici sono un terzo del corpus, argomentati con gli stessi strumenti e
sugli stessi problemi degli altri trattati.
L’attenzione
ai trattati zoologici ha modificato la lettura del resto dell’opera. Molti
concetti di logica, fisica o metafisica, si applicano in maniera più conseguente
in zoologia – per esmepio le nozioni di causa e finalità. E ne guadagnano in
esattezza e ampiezza. Il filosofo Pierre
Pellegrin, che ha diretto la nuova traduzione di Aristotele per le edizioni francesi
Flammarion, lo dice “fondamentalmente biologista, Aristotele pensa da biologista”. È una biologia che
bisognerebbe considerare morta, poiché Aristotele pensa alle specie fisse, non
in evoluzione, e si basa su “gerarchie” umane superate, da schiavista, misogino
- degli uomini liberi sugli schiavi, degli uomini sulle donne – e a volte
paranoide. Ma contiene anche tutte le categorie argomentative universali, sempre
vive. La sua stessa metafisica è slegata dalla sue “essenze”.
Un’attenzione
particolare l’Aristotele biologo ha nell’etica sanitaria. Dove anzi la sua “zoologia”
è finora l’unico nucleo argomentativo consistente. Sula questione, per esempio,
dei “limiti dell’umanità”. All’inizio: nell’interruzione forzata della
gravidanza per prevenire malformazioni. Che si basa su “quantità” non
quantificabili, di normalità e anormalità. E alla fine: come modulare le
strategie terapeutiche di fronte alla perdita della memoria, del linguaggio,
dell’autosufficienza.
Se ne
utilizza anche la metodologia. Utile nellp’argomentazione e di più nell’insegnamento:
l’esposizione di ciò che è stato detto in tema e la discussione, confutazione,
implementazione.
Non è il
ritorno dell’ipse dixit, ma è comunque un rientro dallo scetticismo e il
riduttivismo: si crede possibile, oltre che utile, pensare. Cioè, lo si dice - quanto
a crederci, anche lo scettico ci crede, se lo scetticismo non è un metodo di verità
non è niente.
Anche della
“Poetica” i limiti – le unità di tempo, luogo, azione, e al lettura
privilegiata sulla rappresentazione – si trascurano e se ne riesamina la
stilistica, la retorica, la linguistica.
Guerra
giusta – È “giusta” Dresda,
e anche Hiroshima. In difesa della libertà. Ma in antitesi alla prima
formulazione della guerra giusta, il “De Jure Belli” di Francisco de Vitoria,
1540, che sancisce non potersi mai colpire un innocente: “Nunquam licet per se et ex intentione perficere innocentem” (parte
seconda, art.1).
È vero
che si riconosce “giusta” un’azione sulla base di un metro morale. E quindi la
resa incondizionata e la guerra senza limiti in difesa della libertà. Ma questa
è la motivazione di Himmler, che lo sterminio degli ebrei voleva ascritto al
“dovere” suo “valore supremo”. In realtà la giustezza non può prescindere da
una concezione cristiana della legge, di un “dovere” ultraterreno. In assenza
di una filosofia dell’azione o di un’etica della virtù.
Identità – La stella
della sera non è la stella del mattino, pur essendo la stessa stella, Venere.
Pur avendo cioè lo stesso riferimento, direbbe Frege, la Bedeutung, perché le due
hanno senso o significato diverso. Lo stesso le identità etniche, con le
enormi, perfino trucide, differenziazioni campanilistiche - regionali, provinciali,
comunali, di quartiere, di vicinato. La credenza è più dell’essere? È la
credenza, esterna o interna, interiorizzata, che fa l’essere. Dei concetti e,
in definitiva, anche, delle cose.
È persistenza:
la tradizione. Si avvertivano poco fuori Roma fino a non molti anni fa, prima
del disordine urbanistico, nelle paludi pontine risanate, da Maccarese al
Circeo, differenti mondi giustapposti, di lingua, benché tutti italofoni, di
edilizia, di canalizzazioni, di agricoltura, di linguaggi, corrispondenti alle
comunità di diversa origine che due o tre generazioni prima erano immigrate per
la bonifica. Immigrazioni che si erano addensate per accumulo, per comunanza di
origine. Dalle Marche, dal Veneto, dalla Romagna, dalla Bassa ferrarese. Benché
in un paesaggio pressappoco uniforme, e tutti addetti alle stesse attività, le
coltivazioni umide.
Naturalismo – Scredita la ragione, argomenta
C.S.Lewis, “Miracoli”, al punto che il naturalismo stesso è insostenibile.
Se i processi mentali sono determinati dagli atomi, aveva
argomentato J.B.S . Haldane in “Possibile Worlds”, niente – nessuna ragione –
può dire che una convinzione è vera. Compresa questa del naturalismo e del
cervello atomico – che il cervello, cioè, sia composto unicamente di atomi. La
selezione naturale come processo formativo della mente – ragione, deduzione,
inferenza - non basta.
Possesso – È stato il socialismo a indurre
e generalizzare l’idea del possesso? Flaubert l’ha visto nel ’48, la
rivoluzione della libertà, guardando le barricate da lontano, e l’ha
dettagliato vent’anni dopo nella sua “Educazione sentimentale” che invece è
politica. A un certo punto i socialisti si smarcarono dai liberali, che
ne furono atterriti e si segregarono. “Allora”, dice Flaubert, “la Proprietà
montò nei rispetti al livello della Religione e si confuse con dio. Gli
attacchi che le si portavano parvero sacrilegio, quasi antropofagia.” Ma è vero
pure il contrario: se la identità è definita dal possesso non si può più negare
che il socialismo è una forma completa di liberalismo, non limitato cioè alla
borghesia. Non solo come formula politica, poiché al socialismo è essenziale la
libertà – l’uguaglianza è la realizzazione della libertà. Ma proprio dal punto
di vista economico, dei mezzi di produzione, il capitalismo producendo più ricchezza
per il più gran numero, più opportunità quindi per il proletariato, e più tempo
libero per tutti. Anche per scrivere o ricamare, il lavoro intendendosi
occupazione onorata e dovere civico e non sfruttamento.
Virtuale - È
il vissuto, non solo dell’epoca informatica, del neofitismo della scoperta
informatica. Virtuale si è sempre coniugato, fino a Wittgenstein, “The Brown
and Blue Books”, con reale. Con l’occhiale google diventa invece nido del visuale,
l’artiglio del razionale. È una delocalizzazione dell’immagine, o una presa di
possesso da parte del virtuale?
zeulig@antiit.eu
Nessun commento:
Posta un commento