In Calabria, dove il voto è clientelare,
per il presidente della Regione, che controlla la Sanità e una spesa
miliardaria, si muove solo il 44 per cento degli aventi diritto. Si può
consideralo un buon segno,: solo quattro calabresi su cento coltivano il posto.
Il
cacciatore che ha ritrovato il corpo del bambino ucciso nella campagna di
Ragusa viene esposto dai giudici e dagli inquirenti come l’assassino. Si fa
sapere che è stato interrogato “per tutta la giornata”, che “la sua auto è
stata sequestrata”, etc. Perché i giudici e la polizia colpevolizzano sempre
i testimoni al Sud? Per poter dire poi che c’è omertà e che nessuno parla?
Fu
un dossier “Mafia & Affari”, afferma il generale le Mori, a procurargli dal
1991 l’odio inesausto della Procura di Palermo. Il Procuratore Capo era allora
Pietro Giammanco, che aveva vinto la gara per il vertice della Procura contro
Falcone, forte dell’appoggio di Mario D’Acquisto, presidente della Regione
Sicilia nel nome di Andreotti. Dov’è la mafia?
Testimone
unico dell’accusa al processo Stato-mafia è Angelo Siino. Un mafioso.
Milano
È
guerrafondaia. Il “Corriere della sera” s’è inventata l’Ucraina nella Nato, e
il segretario della Nato che minaccia la guerra alla Russia per l’Ucraina.
L’Inter
è di Thohir – pare – che è un indonesiano. Ma il cuore è senz’altro milanese:
Thohir non ha fatto nient’altro che licenziare un allenatore, Mazzarri, per
prenderne un altro, Mancini, che era stato licenziato prima. In linea col
principio: la colpa è sempre degli altri.
Massimo
Moratti, eponimo di milanesità e interismo, ha licenziato in quindici anni
diciannove allenatori. Tra essi Lippi, uno che vince dappertutto. Alcuni li ha
licenziati dopo che avevano vinto: Simoni, Zaccheroni, Mancini, Benitez,
Leonardo. Alcuni li ha riassunti, per un totale di ventuno cambi di allenatore.
Moratti
ha licenziato anche i suoi migliori assistenti, da Valentino Mazzola a Oriali.
Piove
e alcuni quartieri di Milano come sempre si allagano. Il problema? “L’Italia è fragile”.
La
città che consuma più cocaina pro capire in Europa, e probabilmente al mondo,
non manda dentro un solo trafficante di droga. I mafiosi la Procura Antimafia
insegue fuori Milano, per piccoli traffici, d’influenze, appalti minimi, usura,
estorsione. Con cui i giornali si colmano e la città. Che non sono creduloni.
A
un certo punto, nel Seicento, san Sebastiano fu sostituito da san Carlo
Borromeo quale protettore contro la peste. E la peste in effetti è quasi
scomparsa. Che potenza!
C.Alvaro,
“Itinerario italiano”, p. 241: “L’Opera è padana, come è padano il romanticismo,
e il futurismo”. E il fascismo – ma allora, 1933, non si poteva dire. Id., 243:
“Sotto una vita semplicissima, c’è un potere di infatuazione per tutto quanto è
assoluto”, s’impone o viene imposto.
Ma
Alvaro, calabrese, non era settario: “C’è uno spirito italiano proprio della
pianura”, aveva premesso: “Facile ad accendersi, curioso di tutte le novità, e
nello stesso tempo capace della più stretta regola e ortodossia”. Di costruire,
mattone su mattone – “anche il cattolicismo prende qui forma di organizzazione:
ai due estremi della pianura padana si rispondono la testa esatta di don Bosco
e quella bollente del Savonarola”. Grandiloquente: “Fino a Milano, l’aggettivo
grande è il più significativo: grandi palazzi, gran di torri, grandi f rutta,
grandi coltivazioni”.
Ne
avrà trovato Alvaro, per primo e nell’essenza, la natura? Nella stessa raccolta
scrive, p. 273 segg.: “Si parla di Milano in Italia in vari modi, ma una cosa è
certa”: che “più che un’immagine”, un’architettura, un pittogramma, è “un modo
d’essere, un costume”, di una comunità cresciuta per concrezioni e adattamenti,
duttile e costante. “Una città industriale suppone un’espansione nazionale e
mondiale; una città commerciale vive già della continua ascesa dei suoi bisogni
e della capacità d consumo dei suoi stessi abitanti”. Una società mobile,
attaccata “alle mode delle merci di maggior consumo, ai bisogni di una giornata
e di una stagione”. Ma “questo è il terreno più adatto alla formazione di
quella moderna borghesia che solo in apparenza è materialista ma è pur capace
di slanci e di vibrazioni morali altissimi”.
È
difficile riconoscerla venendo dalla “città nostre dell’Italia centrale”. Ma “a
scendervi da Berlino” sì, immediatamente, e cioè “da città commerciali moderne:
si scorgono i caratteri, si riconosce quel colore tutto speciale di Milano di
cui gli stranieri parlano con una viva impressione delle differenze, pur
ponendo questa città fra quelle della media Europa”.
E
“le differenze” sono una: “Milano conserva in grado eminente alcune qualità che
paiono fuggite alle società moderne, e son la semplicità, la naturalezza, la
credulità, la fedeltà”. Che attraggono e accolgono: “Migliaia di persone d’ogni
parte d’Italia, dalla Sicilia al Veneto, ne costituiscono ormai il fondo”.
Avendovi acquisito “le stesse doti di entusiasmo, di piacere di vivere e di
agire, e quella, invidiabilissima, di costituire il pubblico più attento, più
curioso, più disposto ad ammirare e fare da spettatore”.
La
voglia di Lega mantiene intatta, da un quarto di secolo, costante
nell’incostanza. Tra infiammazioni per Berlusconi, lunghe, e per Monti e Renzi,
brevi e brevissime. Appena può, smaltite in fetta la corruzione e le
ridicolaggini di Bossi e la sua famiglia, si è riappesa alla Lega, ora di
Salvini ma sempre di Bossi.
leuzzi@antiit.eu
Nessun commento:
Posta un commento