Chi
fossero Buzzi e Carminati si sapeva, non possono parlare e regolarsi
diversamente da come hanno fatto per tutta la vita, in prigione e fuori:
adattarsi. Lo scandalo è che gli ex detenuti debbano pagare mazzette ai politici. E
più per essere ex detenuti: la corruzione come ricatto.
I
fatti erano noti agli inquirenti, poiché erano noti a Roma. Ma non sono stati perseguiti
fino alla videocampagna in corso. Questo è un secondo scandalo.
Carminati
videoregistrato è un personaggio tragico, e vittima più che reo: la casa
incendiata due volte quando aveva quattordici anni, perché era di destra, e obbligato
a girare con la pistola, senza un occhio a trent’anni per la pistolettata di un
carabiniere a bruciapelo, senza che lui sparasse. Ladro di banche, ma contrario
alle droghe e alle bande. Incolpato dell’assassinio di Pecorelli, in compagnia di
Andreotti, senza che c’entrasse: per perdere tempo e evitare il vero processo –
il copione piazza Fontana.
Che
i giornalisti e il partito Democratico pensino e parlino da benpensanti, contro
“questi delinquenti”, anche questo è uno scandalo. Ma fatti loro. È brutto
invece, e anche losco, che gli inquirenti, con tutta la loro arte dei “copioni
deviati”, non sappiano gestire il caso, poiché fanno di Carminati una vittima –
o lo sanno? Invece che deliziarci col romanesco degli ex carcerati - che parlano
come sanno, come altro dovrebbero parlare – una vera stangata alla corruttela
sarebbe stato intercettare la politica corrotta. I singoli e le strutture,
coi loro feudi ormai consolidati, i Casamonica, i Tredicine etc.: non si
chiedono mazzette solo agli ex carcerati.
Nessun commento:
Posta un commento