Il
mercato rionale non conviene più. Non da ora. Molti supermercati sono sorti nel
quartiere, grandi e piccoli, che offrono più varietà, prezzi più convenienti,
anche di molto, e prodotti freschi più freschi . Il mercato ne tiene conto, che
ha dimezzato i banchi. E tuttavia è sempre frequentato, specie dalle persone
che meno di tutti se lo possono permettere, pensionati di una certa età e, si
suppone, di minore capacità di spesa. È un luogo d’incontro. Quasi tutti in
effetti si conoscono, i commercianti coi clienti e i clienti tra di loro, dopo
anni di frequentazione.
Così
è sempre stato visto il mercato di quartiere, come il negozietto dell’angolo,
dai viaggiatori e residenti stranieri. Come un’istituzione molto italiana – che
anch’essa, dunque, va a morire? Le persone che non se lo potrebbero permettere si pagano volentieri le quattro chiacchiere.
Una istituzione italiana
anche nell’obbrobrio, soprattutto degli inglesi, che all’estero amano essere
intelligenti e non hanno mai “capito” – l’inglese difficilmente capisce - come
uno possa andare al banco o nel negozio d’angolo e pagare di più la stessa cosa
che compra in un supermarket a meno. Il “Times” ha scritto molto in
argomento, non solo per riempire l’estate.
Nell’inflazione
degli anni 1970, dei manifesti “telefonate al governo” (contro i commercianti
esosi), i mercatini furono indicati da economisti e giornalisti come fattori
d’inflazione. Un’inflazione di parole perse?
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