mercoledì 3 dicembre 2014

Il mondo com'è (197)

astolfo

Aggiornamento – È  la forma cattolica, vaticana, del defunto revisionismo storico marx-leninista.
Più spesso acritico, anzi incantato e disarmato, è peraltro una  forma di asservimento: l’atteggiamento dell’ecclesiastico che si aggiorna è confinante col penitente.

Invasioni – Vanno da Nord a Sud, da Est a Ovest. Da sempre e fino al West. Non per un disegno “cardinale” della storia, ma perché si va dal meno al più. Ciò contraddice l’antropologia del nomadismo, se si creano dei punti fermi, a Ovest, a Sud,  “superiori” agli eterni migranti – più ricchi, più intelligenti e colti, più sociali. Contraddice anche lo spirito del nomadismo, che si vuole indomabile, a pena devitalizzazione se stanzializzato. Ma è un fatto: nelle invasioni è il fattore forza che prevale, e si esercita per impadronirsi di qualcosa che sente ed è un di più. .   
Si dice l’Italia terra di tutte le invasioni, e di una storia interminabile di invasioni, dall’impero romano fino al 1945, per la divisione e la debolezza degli italiani. E certamente è vero che gli italiani non pensarono mai di invadere l’Austria, il Ticino o la Savoia.  Quando ci provarono, con le repubbliche marinare, anche questa puntarono a Sud, in Dalmazia, in Grecia, a Creta, a Cipro, sul Bosforo. Un affare, in questo caso, di colonialismo, poiché l’Italia vi portava un di più, di ricchezza (integrazione in un mercato ricco) e di cultura.

Islam – Il generale Haftar, che in Libia cerca di opporsi alla jihad, all’islam violento al governo in molte zone, si chiede: ma come mai gli Stati Uniti, l’Occidente, ci impongono i Fratelli mussulmani? Ce li impongono anche a noi, arabi, islamici. La risposta è palese: perché gli Usa hanno abbandonato il bonapartismo e puntano, da un ventennio a questa parte, sul partito di massa confessionale. Un po’ come avevano fatto nel dopoguerra, e gli era riuscito bene, in Italia, col partito confessionale democristiano. Con esiti assurdi, perché le due confessioni non sono in nessun modo analoghe. Soprattutto si differenziano per il centro religioso ispiratore, che in Italia era unico: gli islamici non hanno nulla di analogo, un centro unico e una gerarchia bene o male unica. Anzi, tendenzialmente si dividono, sul principio del settarismo. È l’esito di una malintesa dottrina clintoniana dei diritti civili. O, sempre a partire da Clinton, di un asse politico-economico tra Usa e potentati della penisola arabica basato sul caro-petrolio e l’islamizzazione dei governi. Che doveva essere moderata, ma nell’islam non è detto.
Clinton ha rivoluzionato il rapporto degli Usa col Medio Oriente, che si era basato dall’inizio, dal 1956, per oltre un trentennio, sul bonapartismo, la gestione militare della cosa civile, in una specie di socialismo di Stato. Così si era ribattezzato il nasserismo, grazie al quale gli Usa si erano impiantati nel Mediterraneo con la guerra di Suez nel 1956, a protezione dell’Egitto del colonnello Nasser contro la Gran Bretagna e la Francia. Col patrocinio del modello bonapartista nasseriano si erano poi rapidamente imposti in tutto il Medio Oriente e il Nord Africa, a spese della Gran Bretagna sempre e della Francia, delle loro zone di influenza ex coloniali: in Irak (Gran Bretagna), in Siria (Francia), in Tunisia e Algeria (Francia) e infine in Libia (Gran Bretagna). In Irak e in Siria al coperto di un partito socialisteggiante, Baas, di cui i militari si prendevano la leadership.

Se non è massoneria – se la scelta Usa non è di grandi Logge. Il dubbio viene in Turchia, un altro paese dove il modello bonapartista – autoctono questo, impiantato da Kemal Ataturk trent’anni prima di Nasser – è stato all’improvviso abbandonato a favore dell’islam moderato. Che però subito è evoluto anch’esso in senso radicale, senza nessuna opposizione da parte della vecchia classe dirigente laica, militare e civile. Compreso il suo leader Erdogan, un moderato politico sicuro non credente che è finito a patrocinare l’islam conservatore, fino a ergersi a protettore dei Fratelli Mussulmani nel mondo arabo. Lo stesso che il papa argentino si è precipitato a visitare, dopo aver omaggiato Scalfari e Odifreddi.

È la terza forza della globalizzazione. Ma arcigna e vendicativa, invece che conquistatrice. La sfida è anche non credibile: tra la superiorità tecnica dell’Occidente, e quella commerciale, manifatturiera, e ora pure finanziaria, dell’Asia, l’unico punto di appoggio dell’Islam resta la religione. Per di più intesa in senso sovversivo, quale nemica del mondo. Con effetto inevitabilmente  boomerang sul mondo islamico e la religione stessa.
Per un malinteso senso democratico e delle pari opportunità, il radicalismo si consente che sia di massa in Francia e in Gran Bretagna. E sul presupposto che non sia terrorista ma una manifestazone d’opinione. Forse non è terrorista perché è militare, se i volontari dell’Isis sono tra 1.500 e 4 mila in Francia e “qualche migliaio” in Gran Bretagna. Ma senza nessun rispetto delle regole d’ingaggio, anzi con tecniche e condotte banditesche.
Le risposte democratiche sono inadeguate, sia di polizia che politiche e sociali. Si vede in Turchia, il rovesciamento intervenuto in pochi anni, di un paese laico nell’oltranzismo. Con straordinario parallelismo con l’Iran dello scià. Quando la borghesia, essenzialmente mercantile, passò col fondamentalismo khomeinista. E i militari, anche in Turchia come già in Iran, da colonna del kemalismo sono passati al wait-and-see, in posizione agnostica, in attesa degli eventi. Anche a Istanbul come a Teheran la borghesia delle professioni, che è urbana e laica, si sente traballare, non più protetta dal potere, sul flusso sotterraneo del confessionalismo.

Italia - Gentile o Pareto, o Gramsci, l’Italia è “Machiavelli dopo Marx”, direbbe Noventa, liberale e socialista pentito.

Marx - Fra le cose che Lucio Colletti ha capito al momento dell’abiura, uscendo dall’ermeneutica dei funzionari del Pci, è che “Il Capitale” aveva un sottotitolo, “Critica dell’economia politica”. Lo ha sempre avuto, ma Lenin aveva detto che bisognava leggere “Critica dell’economia politica borghese”. Non aveva torto, Marx critica l’economia politica come scienza in sé borghese, cioè contabilistica. Molto rivoluzionario, ma è von Hayek, meno palloso. Il feticismo delle merci, l’alienazione nella vita e nel lavoro, questo lo eccitava, la condizione umana, è tutta qui la teoria del valore. Il plusvalore è la “realtà capovolta” rispetto agli elementi originari della produzione, la terra, il capitale, il lavoro, ma è realtà non disprezzabile, se non invenzione miracolosa. Quanto al popolo, non è a Marx, è all’intellettuale che piace, creatura del romanticismo fumoso, che pensa di farsene guida – la volontà del popolo. Gramsci lo sapeva: “In Italia il marxismo è stato studiato più dagli intellettuali borghesi, per snaturarlo e rivolgerlo ad uso della politica borghese, che dai rivoluzionari”.
Marx sarà stato grande in questo, che ne rideva, già in anticipo – su Lenin, e Colletti con Togliatti. Ma, Croce ha ragione, “Marx non tanto capovolge la filosofia hegeliana quanto la filosofia in genere, ogni sorta di filosofia, e il filosofare soppianta con l’attività pratica”. Che, se si sta in pantofole, non è attiva né pratica. Patrizi e plebei si diceva a Roma dei primogeniti e i cadetti della stessa famiglia, i privilegiati e i non, ma tutti erano aristocratici, ne avevano lo spirito. Marx ne è parte, patrizio o plebeo che si voglia, non è invidioso, non cattivo: non è schiavo ma libero. La sua democrazia fa grande, universale, ciò che a Roma era circoscritto. Ma il resto della storia non è onorevole.

Natura – Supplisce l’arte, in questo revival? Che è più mentale che fisico o fattuale. L’arte, che si è voluto cancellare, è stata a lungo l’alternativa alla natura. La città si chiudeva alla natura, per clemente che fosse. Volendo respirare vita umana e civile, dell’intelligenza che supera la natura, e solo per svago la ricostituisce, in ville e parchi, in ordine. Il ritorno alla natura, che si vuole artistico, si ferma ai campi da golf e alla vigna in filare, meglio se piccola, altrimenti è faticosa e\o costosa. Alla natura pettinata, al giardinaggio, agli innesti e incroci, e agli ogm. L’Expo 2015 sulla natura mette a frutto il lato business che è cospicuo. Le energia naturali vogliono molti manufatti, e tutti poco ecologici, brutti, fastidiosi e anche pericolosi, nonché corrotti (drenano enormi risorse pubbliche a fondo perduto): dighe, pale eoliche, pannelli solari mangiaterra. Mentre a Parigi si fanno sfilare greggi di pecore, per protesta contro i lupi.

Occidente – Fatica a perdere il suo posto nella globalizzazione, a restringersi. I suoi araldi, filosofi, letterati, psicoanalisti, pedagoghi, continuano a confonderlo con l’umanità, mentre ne è visibilmente ora una parte, non grande, e comunque residuale. È il segno più evidente della depressione, pensare che tutto il mondo è depresso, e noi stiamo meglio perché lo sappiamo.

astolfo@antiit.eu

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