venerdì 19 dicembre 2014

Il mondo com'è (199)

astolfo

Antipolitica –Storicamente si accompagna al compromesso storico tra la vecchia Dc e il vecchio Pci. Per alcuni aspetti nodali anzi lo esprime.
Uno è la stessa opinione pubblica, il tradimento del linguaggio. Si vede alla Rai, dove la componente compromissoria è dominante e soffocante, ventiquattro ore al giorno – un remake si direbbe, se non fosse una disgrazia, dei fasti-cult di Radio Tirana. Ma anche nei giornali, per chi ne ha pratica, redazionale o anche di sola lettura. Un linguaggio amorfo, insinuante, fazioso. Sempre falso, viziato alla radice: uno ascolta i suoi conduttori, anche se scollati e su tacco dodici, e ritorna al Trecento, ai falsi monaci
Un altro nodo è l’eliminazione delle culture politiche laiche, che bene o male avevano temperato la dominanza confessionale nella storia della Repubblica. Contribuendo anche notevolmente, anzi decisivamente, alle scelte di politica economica per lo sviluppo, dal primo De Gasperi fino al governo Ciampi. Non è un caso che, non solo la politica, ma l’Italia tutta si stia inabissando in questo ventennio da quando le forze politiche intermedie, laiche, liberali e socialiste, sono state annientate. Il compromesso non ha ricetta se non quelle dell’antipolitica: dei trivi e gli angiporti delle Questure e le Procure , e del linguaggio deviato dei media.

Corollario del compromesso fu la teoria della due subculture, dominanti in Italia e anzi uniche, la confessionale e la comunista. Una teoria di cui, con Berlinguer, si faceva vessillo De Mita. Ora De Mita è dimenticato ma fu la bandiera di Carlo De Benedetti e del suo gruppo L’Espresso-la Repubblica, nonché, insieme con Berlinguer, di Scalfari. Il compromesso cioè infettò la stessa cultura laico-liberale che aveva fin’allora tenuto su l’Italia.
Il Pci, per sostituirsi ad essa nel compromesso, la combatté fino a distruggerla, prima della caduta del Muro dall’esterno con i suoi giudici, dopo con i giudici di ogni bordo, specie i fascisti di Fini, e con i dirigenti redazionali fedelissimi del partito da tempo trapiantati nei maggiori giornali e alla Rai.

Colpa - Non è senza conseguenze che la parola colpa sia anche debito in tedesco? Senza conseguenze sul rigore fiscale in sede Ue?
Molti debiti il governo tedesco deve nascondere con artifici legali e\o contabili, altrimenti gli elettori lo sanzionerebbero subito. Angela Merkel è stata brava ad evitare per questo sanzioni internazionali, e su questa abilità ha costruito la sua fortuna politica: è senza colpa perché è senza debito.

Debito (e tasse) – Si può dire che il debito cresce per l’ignoranza della scienza delle Finanze. Dei fondamentali di questa scienza, pure semplice. Che ha avuto in Italia cultori influenti, da Einaudi fino a Reviglio e Tremonti, ma è da tempo desueta. Insieme con tutta la Funzione Pubblica: fa parte della derelizione dello Stato in onore del mercato trionfante. L’esito è il disastro in materia imposto da Mario Monti, araldo della Bocconi e della finanza privata, bancaria e speculativa: ha portato la tassazione a livelli record e nsostenibili, nel mentre che tagliava le spese, nelle retribuzioni, nella formazione, nella sanità, e accresceva il debito. Un concentrato d’insipienza altrimenti impossibile da concepire, se non per la protervia liberista. Monti ha violentemente ridotto la spesa sanitaria, ha stroncato le spese per la scuola, specie per la secondaria e l’università (dell’università pubblica, ovviamente), bloccando il ricambio, e ha fermato la contrattazione e l’anzianità tra i dipendenti pubblici. Ha accresciuto l’imposizione fiscale di tre punti percentuali, ufficialmente, il doppio di fatto e nel “percepito”, imponendo la deflazione che è all’origine della recessione e ne è il motore – dei circolo. E ha aumentato il debito - non di poco, di quasi il 10 per cento.

Primavere arabe – Saranno state la reazione al potere. Non una “invenzione” del Sessantotto, un fatto. Il Terzo Millennio si è inaugurato con un’esplosione di reazione. Fin dall’inizio, dalla rivolta tunisina, anello debole nella catena dei regimi arabi. Dove si è subito sopravanzato quel (poco) che di democratico c’era nelle rivendicazioni di piazza in Egitto. E poi ovunque, in Egitto come in Libia e in Siria. Le “primavere” sono state guidate dall’islam politico, da esso controllate, per instaurare regimi politici più o meno islamici ma sempre reazionari: senza diritti, né fondamentali né di ruolo di genere, e perfino senza legge. Il diritto islamico è stato adattato con difficoltà, e impropriamente, secondo tutti i canoni, alla civiltà urbana e industriale nell’Iran di Khomeini – sotto la guida dell’ayatollah Behestì, cosmopolita, molto laico, buon conoscitore della sociologia marxista, presto fatto saltare con tutto il ministro della Giustizia dai fedayn antikhomeinisti. E tuttora trova difficile applicarsi alla vita contemporanea. Reazionari anche in senso economico e sociale, a favore del capitale finanziario e commerciale. Da questo anzi finanziati e in larga misura controllati, attraverso il controllo delle comunicazioni di massa. In nessun paese, in nessun momento, un partito o un gruppo liberale si è, nonché imposto, nemmeno realmente esposto.
Una forma contagiosa di reazione. Che ha suscitato l’entusiasmo della gioventù fascista ovunque nel mondo e una miriade di volontari, e di conversioni. E un revanscismo accentuato anche negli emigrati nei paesi occidentali, specie in EDuropa, ma anche negli stessi Usa, di seconda o terza generazione. I tunisini francesi, anche di seconda o terza generazione che avessero mantenuto il diritto di voto in patria, alle prime elezioni libere votarono per l’Ennhada, l’islam politico,

Rottamazione – Avviata da Tony Blair per naturale ricambio, generazionale, è stata imposta e perfezionata da Angela Merkel. Renzi l’ha solo adottata. Angela Merkel prese il partito Cristiano-Democratico poco più che quarantenne, sponsorizzata dal cancelliere della riunificazione Helmut Kohl, e subito ha eliminato dalla politica attiva lo stesso Kohl e tutti i maggiorenti del partito.

Stalinismo – È il coperchio di troppe pentole. Di Lenin e il Terrore Rosso, fino al “centralismo democratico” che ha afflitto l’Italia fino a qualche anno (mese) fa. Maturato all’interno della stessa rivoluzione bolscevica, per naturale moto di scissione-diversificazione, e a difesa. Favorito dalla stessa ambizione di modernizzare in una generazione, masse troppo grandi e troppo molli, senza corpi sociali intermedi, con una intelligencija per forza di cose ristretta, su un territorio altrimenti ingovernabile.

astolfo@antiit.eu

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