Antipolitica
–Storicamente
si accompagna al compromesso storico tra la vecchia Dc e il vecchio Pci. Per
alcuni aspetti nodali anzi lo esprime.
Uno è la stessa opinione
pubblica, il tradimento del linguaggio. Si vede alla Rai, dove la componente
compromissoria è dominante e soffocante, ventiquattro ore al giorno – un remake si direbbe, se non fosse una
disgrazia, dei fasti-cult di Radio Tirana. Ma anche nei giornali, per chi ne ha
pratica, redazionale o anche di sola lettura. Un linguaggio amorfo, insinuante,
fazioso. Sempre falso, viziato alla
radice: uno ascolta i suoi conduttori, anche se scollati e su tacco dodici, e
ritorna al Trecento, ai falsi monaci
Un altro nodo è l’eliminazione
delle culture politiche laiche, che bene o male avevano temperato la dominanza
confessionale nella storia della Repubblica. Contribuendo anche notevolmente,
anzi decisivamente, alle scelte di politica economica per lo sviluppo, dal
primo De Gasperi fino al governo Ciampi. Non è un caso che, non solo la
politica, ma l’Italia tutta si stia inabissando in questo ventennio da quando
le forze politiche intermedie, laiche, liberali e socialiste, sono state
annientate. Il compromesso non ha ricetta se non quelle dell’antipolitica: dei
trivi e gli angiporti delle Questure e le Procure , e del linguaggio deviato
dei media.
Corollario del compromesso fu la
teoria della due subculture, dominanti in Italia e anzi uniche, la
confessionale e la comunista. Una teoria di cui, con Berlinguer, si faceva vessillo
De Mita. Ora De Mita è dimenticato ma fu la bandiera di Carlo De Benedetti e
del suo gruppo L’Espresso-la Repubblica, nonché, insieme con Berlinguer, di
Scalfari. Il compromesso cioè infettò la stessa cultura laico-liberale che
aveva fin’allora tenuto su l’Italia.
Il Pci, per sostituirsi ad essa
nel compromesso, la combatté fino a distruggerla, prima della caduta del Muro dall’esterno
con i suoi giudici, dopo con i giudici di ogni bordo, specie i fascisti di
Fini, e con i dirigenti redazionali fedelissimi del partito da tempo trapiantati
nei maggiori giornali e alla Rai.
Colpa - Non è senza
conseguenze che la parola colpa sia anche debito in tedesco? Senza conseguenze
sul rigore fiscale in sede Ue?
Molti debiti il governo tedesco
deve nascondere con artifici legali e\o contabili, altrimenti gli elettori lo
sanzionerebbero subito. Angela Merkel è stata brava ad evitare per questo
sanzioni internazionali, e su questa abilità ha costruito la sua fortuna
politica: è senza colpa perché è senza debito.
Debito (e tasse) – Si può dire
che il debito cresce per l’ignoranza della scienza delle Finanze. Dei
fondamentali di questa scienza, pure semplice. Che ha avuto in Italia cultori influenti,
da Einaudi fino a Reviglio e Tremonti, ma è da tempo desueta. Insieme con tutta
la Funzione Pubblica: fa parte della derelizione dello Stato in onore del mercato
trionfante. L’esito è il disastro in materia imposto da Mario Monti, araldo
della Bocconi e della finanza privata, bancaria e speculativa: ha portato la tassazione
a livelli record e nsostenibili, nel mentre che tagliava le spese, nelle retribuzioni,
nella formazione, nella sanità, e accresceva il debito. Un concentrato
d’insipienza altrimenti impossibile da concepire, se non per la protervia
liberista. Monti ha violentemente ridotto la spesa sanitaria, ha stroncato le
spese per la scuola, specie per la secondaria e l’università (dell’università
pubblica, ovviamente), bloccando il ricambio, e ha fermato la contrattazione e
l’anzianità tra i dipendenti pubblici. Ha accresciuto l’imposizione fiscale di tre
punti percentuali, ufficialmente, il doppio di fatto e nel “percepito”,
imponendo la deflazione che è all’origine della recessione e ne è il motore –
dei circolo. E ha aumentato il debito - non di poco, di quasi il 10 per cento.
Primavere arabe – Saranno state
la reazione al potere. Non una “invenzione” del Sessantotto, un fatto. Il Terzo
Millennio si è inaugurato con un’esplosione di reazione. Fin dall’inizio, dalla
rivolta tunisina, anello debole nella catena dei regimi arabi. Dove si è subito
sopravanzato quel (poco) che di democratico c’era nelle rivendicazioni di
piazza in Egitto. E poi ovunque, in Egitto come in Libia e in Siria. Le “primavere”
sono state guidate dall’islam politico, da esso controllate, per instaurare
regimi politici più o meno islamici ma sempre reazionari: senza diritti, né
fondamentali né di ruolo di genere, e perfino senza legge. Il diritto islamico
è stato adattato con difficoltà, e impropriamente, secondo tutti i canoni, alla
civiltà urbana e industriale nell’Iran di Khomeini – sotto la guida dell’ayatollah
Behestì, cosmopolita, molto laico, buon conoscitore della sociologia marxista,
presto fatto saltare con tutto il ministro della Giustizia dai fedayn
antikhomeinisti. E tuttora trova difficile applicarsi alla vita contemporanea.
Reazionari anche in senso economico e sociale, a favore del capitale finanziario
e commerciale. Da questo anzi finanziati e in larga misura controllati, attraverso
il controllo delle comunicazioni di massa. In nessun paese, in nessun momento,
un partito o un gruppo liberale si è, nonché imposto, nemmeno realmente
esposto.
Una
forma contagiosa di reazione. Che ha suscitato l’entusiasmo della gioventù
fascista ovunque nel mondo e una miriade di volontari, e di conversioni. E un
revanscismo accentuato anche negli emigrati nei paesi occidentali, specie in
EDuropa, ma anche negli stessi Usa, di seconda o terza generazione. I tunisini
francesi, anche di seconda o terza generazione che avessero mantenuto il diritto
di voto in patria, alle prime elezioni libere votarono per l’Ennhada, l’islam
politico,
Rottamazione – Avviata da
Tony Blair per naturale ricambio, generazionale, è stata imposta e perfezionata
da Angela Merkel. Renzi l’ha solo adottata. Angela Merkel prese il partito
Cristiano-Democratico poco più che quarantenne, sponsorizzata dal cancelliere della
riunificazione Helmut Kohl, e subito ha eliminato dalla politica attiva lo
stesso Kohl e tutti i maggiorenti del partito.
Stalinismo – È il
coperchio di troppe pentole. Di Lenin e il Terrore Rosso, fino al “centralismo
democratico” che ha afflitto l’Italia fino a qualche anno (mese) fa. Maturato all’interno
della stessa rivoluzione bolscevica, per naturale moto di
scissione-diversificazione, e a difesa. Favorito dalla stessa ambizione di modernizzare
in una generazione, masse troppo grandi e troppo molli, senza corpi sociali
intermedi, con una intelligencija per
forza di cose ristretta, su un territorio altrimenti ingovernabile.
astolfo@antiit.eu
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