“È
un grande paese, si riprenderà”, sbrigativo e serafico risponde a Maria Teresa
Cometto il premio Nobel per l’Economia Robert Shiller, che nel 2000 ha individuato
la bolla hi-tech e nel 2005 quella dei mutui senza garanzie. Anche perché non ci
vuole il Nobel, tutti lo credono, i fondamentali non sono chiacchiere. Tutti, eccetto
l’Italia. Eccetto i media italiani, intossicati e tossici: l’Italia è certamente
malata, ma del morbo di Cassandra.
Che
il problema dell’Italia sia la sua opinione sembra assurdo, ma così è. Questa
informazione tossica monta la politica vacua, la giustizia violenta, e i
tartufi della morale, bloccando da un quarto di secolo ormai il paese e anzi spolpandolo.
Per la caduta delle illusioni (1989), soprattutto fra gli intellettuali di
mezza tacca, che dominano l’opinione. E per interessi non dichiarati, ma tutti
convergenti nel sensazionalismo del nulla, degli scandali che ora si inseguono
a ritmo giornaliero (ah, le intercettazioni a puntate, con video ‘n coppa….).
Questo
sensazionalismo vacuo si direbbe che non paga. L’informazione non ha nessun credito,
gli italiani non votano più e i giornali hanno dimezzato le vendite. Ma
evidentemente c’è un dividendo coperto.
Shiller
spiega a Maria Teresa Cometto che la bolla in Borsa deriva forse dall’ansia: “Si
percepisce quasi il panico: avrò un lavoro fra venti ani? E i miei figli? Sono
le domande più frequenti. Così si spiega la strana combinazione di un’economia
debole con le Borse in rialzo”. Peggio per il reddito fisso: “I titoli del Tesoro
Usa trentennali hanno quotazioni altissime e rendimenti ai minimi storici.
Perfino i titoli indicizzati all’inflazione sono così cari che il loro
rendimento è negativo. Ma la gente li compra lo stesso, accettando di non
guadagnare alcunché”. Materia di riflessione, concisa e illuminante. Ma il “Corriere
della sera” relega l’intervista al supplemento “Economia” del lunedì. E il supplemento
alla p. 29.
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