Questo “Natale” inaugura una collana del “Corriere della sera”,
in venti uscite settimanali, su temi pastorali, costruita collazionando scritti
vari e dispersi dl papa. Lorenzo Fazzini, che cura il florilegio, schiaccia il
papa sul cardinale Martini, in ogni sua espressione: il riferimento costante
alla Scrittura, l’occasionalità e dispersione delle sue prediche e lettere, e l’uso
della Storia come Scrittura. E un ritrovamento fra gesuiti questa piccola raccolta
per tre quarti è.
Sono testi omiletici che il papa indirizza piuttosto a se
stesso che non ai fedeli, in famiglia, al lavoro (o alla disoccupazione), in
società. A se stesso in quanto gesuita, la speranza rimembrandosi spesso, la
perseveranza, la prudenza, la fermezza, o fortezza, la magnanimità, i temi dell’eterno
esercizio spirituale cui sant’Ignazio sottoponeva il suo animo impetuoso, la
discrezione, il silenzio – il capitolo migliore di questa antologia natalizia è
“il silenzio”.
Il Natale di papa Francesco, “spoglio di ogni mondanità”, è
un invito al pauperismo. Delle cose e, purtroppo, dello spirito. Un
prolungamento del pauperismo egualitarista che si pensava estinto con le
cattive ideologie: non il povero portare alla festa dell’Incarnazione, ma la
festa abolire per non fare torto al povero. Un Natale senza Natale. Tutti buoni,
per carità, ma senza Natale.
È o non l’Incarnazione una festa? Il papa evidentemente lo
sa, ma non lo dice. Nei pochi cenni al Natale, si limita a prediche a bassa
intensità, bassissima. Fazzini dice il papa Bergoglio simpatico a tutti perché “dogmatico
dell’antidogmatismo”, cioè sincretico. Non un prete ma un compagnone. Vedendolo
in tv forse sì, qui è perfino tristanzuolo.
Jorge Mario Bergoglio, Natale,
“Le parole di papa Francesco”, Corriere della sera, pp. 134 € 1
Nessun commento:
Posta un commento