Lo studioso
si diverte – almeno sembra. Il lettore meno.
Già
autore, cinque anni fa, della storia d’Italia come complotto, Canfora allarga
il tiro, al metodo storico, a un qualsiasi metodo? Così sembra, alla fine e al
fondo della raccolta. Che riunisce le sue collaborazioni al “Corriere della sera”.
Argomento
trito, trenta, cinquanta e cent’anni fa i professori di storia, anche moderna,
anche antica, cominciavano le lezioni con la metodologia: cos’è e com’è fatta
la storia. Come valutare i documenti, come rapportarsi, in quale contesto, etc.
Canfora purtroppo non rinnova. Analizza i temi d’attualità sullo sfondo di quanto
si è detto o saputo in passato: la giustizia, la cittadinanza, la libertà. E se
fossero gli oligarchi il motore della storia? Parla di Renzi? Canfora ha l’aria
di uno che è uscito dalla biblioteca tardi, ha scoperto la politica e ne è
intossicato.
Ma
un quarto tema pone come attuale, che riscontra sull’antico: il falso. Poiché
siamo all’epoca del falso. Di cui fa parte anche lo storico, quando ha ragione
– per la casuistica (paradossia) dell’Epimenide cretese (“Epimedide crete dice
che tutti i cretesi sono bugiardi”). In questo senso, non fosse la sua una polemica,
sarebbe di qualche interesse.
Dov’è il
presente? Non c’è. E del resto al filologo non è richiesto. E invece c’è,
surrettizio. Canfora non condivide questa Seconda Repubblica, pasticciona e
confusa. Non che abbia torto, poiché la Seconda Repubblica è pasticciona e
confusa, ma Canfora va più in là: lo è perché non è più togliattiana,
comunista. Non lo dice, ma si sa: non si intendono altrimenti i sarcasmi, che
da qualche tempo pervadono le sue trattazioni, mai distaccate.
La raccolta
è sempre piena dell’inventiva che caratterizza il filologo, della sua capacità
di rileggere l’antichità e i classici. Di contestualizzarla, più spesso a sorpresa
ma senza mai sbandare, di spiegarla, di farla rivivere. Ma da qualche tempo, e
anche in questa raccolta, ne è il filo, straripando sul lettore con le sue
verità politiche. Che tutte ruotano attorno al “potere” – delle masse, degli
oligarchi, dell’opinione, storiografia compresa (compreso Canfora: avere
ragione è “esso stesso un elemento storico, cioè soggetto al mutamento”). Che
può essere una buona traccia, per un robusto romanzo o una fine riflessione. Ma
non in Canfora, non da ora. Coinvolto volendosi a un presente idiosincratico,
che sempre disturba. Da un pulpito peraltro screditato.
Luciano Canfora, Il presente come storia. Perché il passato ci
chiarisce le idee, Rizzoli, pp. 265, ril., € 18
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