“Il vento di una
sommossa ha sempre fatto svariare i parigini dal Nord al Mezzogiorno, sotto
tutti i regimi”. Il meglio del racconto è l’analisi politica, breve e già
storica, sul regno di Luigi Filippo attorno al 1837, e sui fatti di Polonia nel
1830-1831. Poniatowski, l’ultimo re di Polonia, il re di Polonia che voleva
liberare la Russia e perdette la Polonia, era “tanto incompreso che forse non si
comprendeva bene lui stesso”. Balzac è già sintonizzato sulla Polonia, avendo
avviato la relazione, ancora epistolare, con la contessa Eva Hanska, “la
straniera” di tanta appassionata corrispondenza che poi conoscerà e amerà. Qui
divide le sue simpatie per la Polonia – sono polacchi emigrati politici a
Parigi i protagonisti – con quelle per l’Italia, da cui era reduce dopo un
lungo soggiorno, e a cui vanno tutti i riferimenti lusinghieri, fino a dare
antenati e lineamenti italiani al polacco sedotto.
Il racconto è dedicato alla contessa
Chiara Maffei, la giovane gentildonna, minuta e sensibile, che a Milano teneva
un salotto patriottico e anticonformista, e nel 1837 lo ebbe visitatore
quotidiano e un po’ lo innamorò – “Avrei dato dieci
anni della mia vita per essere amato da lei per tre mesi. Eppure a quell’epoca
della mia vita io avevo già viaggiato molto, avevo vissuto con donne di quasi
tutti i paesi dell’Europa. Ma nessuna aveva prodotto su di me un’impressione
altrettanto viva, profonda, istantanea”, scriverà. La contessa Clémentine, la
protagonista del racconto, le si ispira, acuta e volage. Sono i dolori di un amore che si vuole sacrificato ad altre
passioni, l’amicizia, la riconoscenza.
L’omaggio all’Italia si estende, con
interiezioni italiane, a Dante e Michelangelo, alla commedia dell’arte, ai
Pazzi di Firenze. L’eroe è un discendente polacco dei Pazzi dopo l’esilio,
bello, forte, generoso. Al punto d’inventarsi un’amante, una saltimbanca di
circo, per evitare di essere corrisposto dalla moglie dell’amico e benefattore,
di guerra e d’esilio, della quale è perdutamente innamorato. Con pagine
magistrali, oltre che sulla Francia di Luigi Filippo e sulla Polonia, sulla parigina donna di mondo,
sulla gastrite, sull’“amore senza speranza”: “Questi (dell’amore, n.d.r..)
piaceri silenziosi furono seppelliti nel suo cuore come quelli della madre il
cui bambino non sa nulla mai del cuore della madre”. E sull’“amore senza
speranza” come “amore divino”.
Balzac filosofo è una sorpresa totale,
ed è la pagina centrale del racconto: “Un uomo deve avere una certa profondità
nel cuore per sacrificarsi nel silenzio e nell’oscurità”. L’Effetto è la natura, la Causa è Dio.
Honoré de Balzac, La falsa amante
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